Recensioni Chavez Lultimo comandante South of the Border di Oliver Stone 620x350

Published on Aprile 16th, 2013 | by alessandro ludovisi

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Chávez – L’ultimo comandante: la recensione

Chávez – L’ultimo comandante: la recensione alessandro ludovisi
Voto CineZapping

Summary:

3.5

Buon Film


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Sarà da quest’oggi al cinema il documentario evento “Chávez – L’ultimo comandante”, diretto dal Premio Oscar Oliver Stone.

La pellicola (originariamente intitolata “South of the Border”),  presentata con successo alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta dell’ intenso viaggio nel Sudamerica effettuato da  Stone  che ha potuto intervistare diversi presidenti del Continente, tra cui lo stesso Chavez, Evo Morales ( Bolivia), Lula da Silva (Brasile), Fernando Lugo (Paraguay), Rafael Correa (Ecuador). Cristina Kirchner (Argentina) e Raul Castro (Cuba). Il film sarà distribuito in 150 sale.

Chávez - L'ultimo comandante

Chávez – L’ultimo comandante

Sinossi

Nel gennaio 2009, Oliver Stone si reca in Venezuela per intervistare il Presidente Hugo Chávez e capire se è corretto il modo in cui il leader è ritratto dai media statunitensi.  Chávez ha rappresentato  realmente una forza antiamericana così come per anni hanno descritto i media statunitensi? Una volta intrapreso il viaggio, però, Stone e la sua troupe si sono spinti dal Venezuela verso altri paesi riuscendo ad intervistare sette Presidenti della Regione e proponendoci così uno straordinario affresco politico e sociale.

Giudizio sul film

Per definizione un documentario dovrebbe rappresentare la realtà ma il concetto, già di per se labile, perde totalmente di significato là dove il cineasta si lascia condizionare da agenti esterni,  provando particolare antipatia o simpatia per il soggetto protagonista del film. Intendiamoci: Oliver Stone è uno dei più straordinari registi che la settima arte ci abbia regalato, impegnato come pochi in una forma di cinema affatto semplice, spesso di denuncia. Dalle disumane condizioni delle carceri turche in “Fuga di Mezzanotte”, al filone dei film di “guerra” come “Salvador”,  “Platoon” e “Nato il quattro luglio”, fino alle pellicole con protagonisti i Presidenti degli Stati Uniti d’America, dall’assassinio Kennedy alla gestione Bush. Difficilmente si può quindi accusare Stone di faziosità nonostante da “Chávez – L’ultimo comandante” esca fuori un rapporto tra il regista e il Presidente venezuelano che va ben oltre la semplice collaborazione lavorativa. Le parole che il regista ha dedicato al defunto Hugo, avvalorano la tesi : “Piango un grande eroe, odiato di poteri forti. Amico mio riposa in pace”.

Il titolo italiano del film può apparire fuorviante e riduttivo. “South of the Border” è, infati, un avvincente  on the road tra territori ed uomini di cui si conosce poco, soprattutto dal punto di vista del popolo statunitense. Stone azzanna immediatamente i media del suo paese mostrandoci degli approssimativi e deliranti ritratti , andati in onda negli Stati Uniti, sul  Presidente del Venezuela, ipotizzando un sistema televisivo comandato e corrotto dalla amministrazione Bush che si è evidentemente scagliata contro Chávez soprattutto per motivi economici. Un ritornello che negli ultimi anni abbiamo sentito spesso (vedi i conflitti in Iraq ed Afghanistan) ma che non smette di stupire.  In contrapposizione con le menzogne americane vediamo un Chávez “guerriero” e amico del popolo (capace addirittura di andare in giro senza scorta) che torna bambino nella vecchia abitazione dove è cresciuto con la nonna in un suggestivo ma povero paesaggio rurale. Dal racconto del golpe mancato (neanche a dirlo, organizzato proprio dagli Stati Uniti) alla ambiziosa idea di una “Unione Sudamericana” (sulla falsariga della “nostra Unione Europea), Stone ci mostra pregi – tanti – e difetti – molto pochi – di un continente in una fase di evidente cambiamento nel quale molti dei suoi leader sembrano convergere verso una audace forma di nuovo socialismo. Dalle parole di Chávez a quelle di Morales, passando per la pacatezza di Lugo e la grazia della Kirchner, il cineasta newyorkese racconta una storia ben poco conosciuta, offrendoci quella che sappiamo essere solo una porzione della realtà. La lettura cinematografica di Stone, è ovvio, non può bastare per spiegare un immenso movimento politico, economico e sociale ma è più che sufficiente per far riflettere così come già successe per le sue precedenti opere (“Comandante” e “Looking for Fidel”) dedicate al Líder Máximo cubano Fidel Castro.

 

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