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Addio a Carlo Rambaldi, padre di E. T. e Alien

Si è spento quest’oggi all’età di 86 anni, a Lamezia Terme, Carlo Rambaldi.

Carlo Rambaldi, mago degli effetti speciali, è stato uno dei nomi italiani più noti all’interno del panorama cinematografico internazionale, celebre in tutto il mondo come padre di “E. T.” e “Alien”.

Nato a Vigarano Mainarda (Ferrara), il 15 settembre 1925, Carlo Rambaldi si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna e inizia a frequentare gli ambienti cinematografici italiani nel 1956 quando realizza il drago Fafner, lungo ben 16 metri, per il film “Sigfrido” diretto da Giacomo Gentilomo.

Fin dai primi anni Carlo Rambaldi si impone come uno dei professionisti più competenti e ricercati del cinema italiano e lavora per molti Maestri del nostro cinema come Pupi Avati (“La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone”), Mario Bava (“Terrore nello spazio”), Lucio Fulci (“Una lucertola con la pelle di donna”) e Dario Argento (“Profondo rosso”, per cui creò il celebre e inquietante pupazzo assassino).

Inoltre lavora in produzioni low cost come “Il mostro è in tavola… barone Frankenstein” di Paul Morrissey e Antonio Margheriti e “Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!!” del solo Paul Morrissey.

Carlo Rambaldi al fianco della sua creatura più celebre, E. T.

Nella seconda metà degli anni settanta l’approdo a Hollywood e l’inizio di una collaborazione molto proficua che regalerà a Carlo Rambaldi grandi soddisfazioni personali e la vittoria di ben tre Oscar, mentre le sue opere entrano di diritto nell’immaginario cinematografico collettivo.

A cavallo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, Carlo Rambaldi dà vita ad alcune creature indimenticabili che gli consegnano un posto indelebile nel pantheon della creatività cinematografica: il gigantesco King Kong nella versione cinematografica del 1976, gli alieni pacifici di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (1977) di Steven Spielberg, la creatura inquietante di “Alien” (1979) di Ridley Scott e, ovviamente,  “E. T. “ (1982) , forse la sua creazione più conosciuta, capace di commuovere svariate generazioni di cinefili.

Come detto, Carlo Rambaldi ha vinto l’Oscar per i migliori effetti speciali per ben tre volte: il primo per “King Kong” nel 1976, per il quale crea un pupazzo di 12 metri, il cui volto è in grado di esprimere le più comuni emozioni, il secondo nel 1979 per “Alien” e il terzo nel 1982, dando vita al celeberrimo alieno E. T. , protagonista l’omonimo film di Steven Spielberg.

Due curiosi episodi di cronaca coinvolsero negli anni settanta Carlo Rambaldi.

Quando nel 1971 venne riaperta l’istruttoria sulle circostanze della morte di Giuseppe Pinelli il magistrato inquirente dispose un esperimento giudiziale per ricostruire le modalità di caduta del corpo. Il manichino che riproduceva le caratteristiche del corpo di Pinelli venne progettato da Carlo Rambaldi.

Carlo Rambaldi è stato, inoltre, il primo autore di effetti speciali cinematografici costretto a dimostrare davanti a un giudice la natura artificiale di quanto appare sullo schermo. Per la scena della vivisezione canina nel film “Una lucertola con la pelle di donna” (1971), il regista Lucio Fulci fu citato in tribunale per maltrattamento e crudeltà verso gli animali. Fulci sarebbe andato incontro ad una severa condanna penale, se Rambaldi non avesse fornito alla Corte i girati non montati e i fantocci dei cani utilizzati per le riprese.

Marco Valerio

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