
Caldo torrido, nuove regole per il lavoro: che succede oltre i 35° - Cinezapping.com
Importanti interventi per la difesa della salute dei lavoratori durante questa grande ondata di caldo sono stati annunciati: cosa accade con i 35°.
L’Italia affronta un’ondata di caldo eccezionale con temperature che superano i 35 °C, condizioni che stanno influenzando significativamente le attività lavorative nel Paese.
In attesa di un intervento normativo specifico, l’Inps ha fornito chiarimenti fondamentali sulle modalità di sospensione delle attività lavorative a causa delle alte temperature, aprendo alla possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per tutelare la salute dei lavoratori.
Cassa integrazione e temperature sopra i 35 gradi: le nuove indicazioni Inps
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha confermato che è possibile accedere alla cassa integrazione nei casi in cui le temperature superino i 35 °C, considerando anche la temperatura percepita, un valore che tiene conto dell’umidità e di altri fattori che possono aumentare la sensazione di calore più della temperatura reale. Questa misura riguarda sia i datori di lavoro che intendono richiedere il trattamento ordinario di integrazione salariale (Cigo), sia i lavoratori che possono beneficiare dell’assegno di integrazione salariale (Fis).
In particolare, se la sospensione del lavoro è disposta tramite ordinanza da parte di una autorità pubblica, la domanda potrà essere presentata con la causale “sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori”. In alternativa, nelle situazioni in cui il caldo intenso renda impossibile lo svolgimento regolare delle attività, è possibile utilizzare la causale “evento meteo per temperature elevate”. L’Inps ha sottolineato che questo chiarimento si rende necessario per far fronte alle condizioni climatiche straordinarie che caratterizzano le ultime settimane, con temperature ben oltre la media stagionale e potenzialmente pericolose per la salute e sicurezza sul lavoro.
Le novità più significative riguardano anche chi svolge mansioni in ambienti interni. Quando la temperatura percepita supera i 35 °C, specie se accompagnata da un alto tasso di umidità, è possibile sospendere le attività lavorative in spazi non schermabili dall’irraggiamento solare o che richiedono l’uso di materiali e macchinari che producono ulteriore calore, aggravando il disagio termico. L’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), come tute e caschi, può incrementare ulteriormente la temperatura percepita, rendendo più gravoso il lavoro rispetto a quanto indicato dai bollettini meteo ufficiali.

Pertanto, non si prende in considerazione solo la temperatura oggettiva, ma anche la natura del lavoro e le condizioni operative reali. L’Inps ha inoltre chiarito che la sospensione dell’attività può essere disposta anche in ambienti chiusi, nel caso in cui non sia possibile utilizzare sistemi di ventilazione o raffreddamento per cause impreviste e non imputabili al datore di lavoro, oppure quando l’uso di tali sistemi risulti incompatibile con le lavorazioni in corso. L’ondata di caldo torrido che investe varie regioni italiane ha spinto le autorità locali ad adottare misure preventive per la tutela dei lavoratori maggiormente esposti, come quelli impiegati nei cantieri all’aperto o nei campi agricoli.
Pur con alcune differenze tra territori, quasi tutte le ordinanze prevedono la sospensione delle attività lavorative all’aperto nei settori più a rischio nelle ore più calde della giornata, generalmente tra le 12:30 e le 16:00, durante i giorni classificati a rischio elevato. Queste disposizioni sono valide fino al 31 agosto e sono basate su dati aggiornati forniti dalla piattaforma Worklimate 2.0, strumento sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in collaborazione con l’Inail. Worklimate 2.0 permette di valutare in tempo reale i livelli di rischio climatico per la salute dei lavoratori, fornendo uno strumento fondamentale per le imprese e le autorità nel gestire le emergenze legate all’afa e al caldo intenso.
Le indicazioni dell’Inps e le ordinanze regionali rappresentano un passo importante per garantire la sicurezza sul lavoro in un contesto climatico sempre più caratterizzato da ondate di calore estreme, tutelando i lavoratori e permettendo ai datori di lavoro di adottare misure adeguate senza incorrere in sanzioni.