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E la chiamano estate: la vedova di Bruno Martino vuole bloccare il film

È senza ombra di dubbio il film scandalo che sta facendo più parlare di sé in questo periodo.

Stiamo parlando di “E la chiamano estate” il film di Paolo Franchi che fa oggi il suo esordio nelle sale italiane.

Presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, “E la chiamano estate” è stato fischiatissimo e ha scatenato feroci reazioni da parte della stampa e del pubblico presente alla kermesse capitolina.

A spegnere le polemiche non ha certo contribuito il doppio premio che la giuria romana capitanata da Mike Nichols ha voluto assegnare a “E la chiamano estate”: un riconoscimento per la miglior regia andato a Paolo Franchi e uno per la migliore interpretazione femminile assegnato a Isabella Ferrari. Proprio quest’ultimo premio ha scatenato la reazione indignata dei presenti che hanno subissato di fischi l’attrice al momento della consegna.

Il focolaio delle polemiche è stato riacceso ora dalla vedova del cantautore Bruno Martino, autore di quella “E la chiamano estate” che oltre che essere la colonna portante della colonna sonora del film ne dà anche il titolo.

Isabella Ferrari e Paolo Franchi | © Ernesto Ruscio/GettyImages

Fiorelisa Calcagno Martino si è mossa per bloccare la distribuzione del film, in quanto l’uso della canzone del marito sarebbe stato improvvido.

Questo quanto dichiarato dai legali della vedova Martino:

L’interpretazione, le scene a carattere pornografico, la trama scabrosa sincronizzate alle musiche del maestro Martino lederebbero gravemente il patrimonio culturale e artistico del musicista.

Paolo Franchi, regista del film, non ha tardato a rispondere alla vedova di Bruno Martino.

Questo quanto dichiarato da Paolo Franchi:

Io sono parte lesa e mi rivarrò coi miei avvocati. La casa discografica Universal, che detiene i diritti musicali, aveva visto le scene collegate alla canzone del maestro dando il suo benestare. Chiederemo il risarcimento, io, la produzione e la Officine Ubu distribuzione. La vedova avrebbe almeno potuto vedere il film prima di agire. Dal momento che non c’è nulla di pornografico né volgare nelle scene incriminate la signora dovrà rispondere di calunnia.

Qui trovate la nostra recensione di “E la chiamano estate”.

Marco Valerio

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