Eva Robin’s: “Oggi conduco una vita tranquilla, il cinema resta la mia passione”
Eva Robin’s, nome d’arte di Roberto Coatti, 66 anni, è un’icona della scena artistica italiana, celebre per il suo talento poliedrico come cantante, attrice teatrale e cinematografica. Attiva da oltre quattro decenni, è tornata recentemente sul grande schermo con il film L’oro del Reno di Lorenzo Pullega, uscito lo scorso luglio, un’opera che intreccia passato e presente sulle suggestive sponde di un fiume. In questa intervista esclusiva, Eva Robin’s racconta aspetti inediti della sua vita, della sua carriera e del rapporto con la società, con riferimenti a incontri memorabili e a momenti personali delicati.
Eva Robin’s ha iniziato il suo percorso artistico come corista nei tour di Amanda Lear negli anni Settanta e ha proseguito con una ricca carriera che spazia dal cinema di genere ai ruoli teatrali impegnati. Nel suo ultimo film L’oro del Reno, girato in parte alla Chiusa di San Benedetto a Bologna, interpreta una villeggiante affezionata a quel luogo speciale, dove il clima permette di prendere il sole anche in inverno. «Il regista Lorenzo Pullega mi ha cercata lui – racconta – l’anno in cui stavano per finire il film ci fu l’alluvione a Bologna e le riprese sono state posticipate di un anno».
Dopo un periodo di pausa dal grande schermo, Eva è stata scelta per ruoli importanti come quello in Il rapimento di Arabella di Carolina Cavalli, dove interpreta un’ex ballerina di danza classica e maestra della giovane protagonista Benedetta Porcaroli. «Il ruolo era inizialmente pensato per Rossy De Palma – spiega – ma quando Carolina non è riuscita a trovarla, Daniela Catari, mia vicina di casa e truccatrice pluripremiata, ha fatto il mio nome». Nel frattempo, continua a calcare le scene teatrali, dando vita a personaggi intensi e spesso provocatori.
Eva Robin’s non nasconde le difficoltà vissute nel percorso di accettazione di sé e nel confronto con la società. Ricorda con dolore la prima grande vergogna, vissuta a soli tredici anni in un collegio di sacerdoti a Bologna, dove fu punita brutalmente dopo essere stata sorpresa mentre amoreggiava con un compagno del suo stesso sesso: «Uno dei preti mi prese per i capelli e mi diede calci sul petto. È stato orrendo».
Racconta anche un episodio della sua infanzia: «Il mio primo contatto sessuale avvenne a otto anni, vissuto allora come un gioco, ma oggi so quanto fosse inappropriato. Lo raccontai a mia madre che denunciò immediatamente l’uomo». Sul rapporto con suo padre, Eva svela un affetto complesso: «Non riusciva a chiamarmi Eva, mi chiamava Roberto, ma mi portava fuori a pranzo e si tingueva i capelli più di me». Ricorda con ironia quando, ricoverato in ospedale, fu messo nel reparto donne a causa dei capelli lunghi.
La sua analisi sul cambiamento della sensibilità collettiva è realistica e disincantata: «Ci sono flussi e riflussi – dice – ogni passo avanti viene seguito da momenti di arretramento. La donna, purtroppo, è ancora la più colpita dalle discriminazioni e dalla violenza. Vedo una regressione, soprattutto nelle dinamiche di coppia, dove l’aggressore e la vittima si conoscono, e tutto nasce dalla difficoltà di alcuni uomini ad accettare la libertà femminile».
Nel suo lungo percorso artistico, Eva Robin’s ha incrociato personalità di spicco e vissuto episodi indimenticabili. Parla con affetto e rispetto del suo rapporto con Paolo Villaggio, descritto come un «uragano intellettuale» che la invitò a spogliarsi durante una festa estiva, gesto che la rese subito nota nell’ambiente esclusivo di personaggi come Marta Marzotto, Bianca Jagger e Christian Bulgari. «Da allora mi chiamarono tutti – ricorda – ma poi iniziai a rifiutare quel ruolo di giocattolino».
Racconta anche del set di Tenebre di Dario Argento, dove si divertì molto insieme a Lara Wendel e John Steiner, e dell’esperienza surreale sul film Hercules di Luigi Cozzi, in cui dovette sottoporsi a un calco completo di busto e volto per una maschera, respirando attraverso una cannuccia mentre era sommersa da una sostanza simile al gesso.
Emerge anche il ricordo di amicizie e rivalità nel mondo della musica, come con Amanda Lear e Grace Jones: «Due animali da palcoscenico pazzeschi. Amanda era particolare, una volta mi diede uno schiaffo per non farsi vedere mano nella mano con me. Grace mi portava via tutti i fidanzati, ma una volta mi fece personalmente le luci durante una mia esibizione in discoteca, un gesto meraviglioso».
Tra gli aneddoti più curiosi, Eva racconta l’incontro con Patty Pravo: «A una cena, dopo che aveva frugato tra gli avanzi del cibo, si mise un cappello di lana e uscì dicendo “Vado a mangiare”. Non l’ho mai più rivista».
Eva Robin’s ha sempre vissuto la sua ambiguità di genere con coraggio e determinazione. Ha assunto ormoni fin da giovane grazie a un amico farmacista, senza però completare una transizione chirurgica, trovando un equilibrio personale e professionale. Nel 2019 ha annunciato l’intenzione di sposare la compagna con cui convive da 25 anni, mantenendo però la riservatezza sulla sua identità.
Nonostante le difficoltà, continua a essere una voce critica e lucida sul tema della libertà femminile e delle discriminazioni. Il suo lavoro teatrale, spesso impegnato, riflette queste battaglie personali e sociali, affrontando temi di alterità e inclusione.
Oggi Eva Robin’s conduce una vita più tranquilla, ammettendo: «Vado a letto presto, più che adrenalina ho la melatonina». E sogna di continuare a vivere con salute e dignità questo suo straordinario viaggio artistico e umano.
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