Recensioni Frozen

Published on Marzo 26th, 2011 | by sally

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Frozen: la recensione

Frozen: la recensione sally
Voto CineZapping

Summary: Tra dramma e colpi di scena, un survival horror che tiene lo spettatore incollato allo schermo ma che non rientra nei cult da non perdere.

3.25

Buon Film


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Sia per temperatura che per atmosfera, “Frozen” può tranquillamente definirsi un film da brivido. La pellicola, uscita ormai da un anno nelle sale USA, è approdata in quelle italiane solamente questo weekend, segnando il ritorno di Adam Green regista di  “Hatchet” e “Hatchet II” e “Spiral“. Già apprezzato regista horror, questa volta Green ha messo da parte il sangue in eccesso e ha puntato sul survival thriller, che tanto va di moda.

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Locandina di “Frozen”

Appare inevitabile, infatti, il paragone con “127 Hours” in cui un disperato James Franco lottava per la vita intrappolato in un canyon, ed anche con “Buried“, in cui Ryan Reynolds tentava disperatamente di salvarsi, soffocato dentro una cassa di legno e sepolto nel bel mezzo del deserto.  Se proprio vogliamo, “Frozen” sembra rimandare anche a “Open Water” in cui però, proprio come dice il titolo, l’incubo si svolge in pieno oceano. In questo caso non c’è una montagna stretta nè un masso che blocca ogni possibilità d’uscita, non ci sono chiodi e sabbia, ma immense distese di bianco. Tra le montagne del New England non c’è spazio per la claustrofobia, ma la sensazione di ansia sembra essere esattamente identica a quella dei casi sopracitati. Due amici di infanzia, Dan e Joe, decidono di trascorrere una domenica pomeriggio sciando e portano con loro anche la fidanzata di Dan, Parker, che non piace tantissimo a Joe. I due amici passano l’intera giornata a seguire i tentativi di Parker di restare in equilibrio sulla snowboard, dopo aver corrotto Jason, l’operatore della seggiovia, a farli passare. La sera i ragazzi decidono di tornare indietro e nonostante Jason abbia detto loro che la pista è ormai chiusa, riescono a convincerlo a farli salire sulla seggiovia. Al cambio dell’operatore, però, Jason dimentica di dire al collega che i tre ragazzi sono saliti e la seggiovia si ferma improvvisamente. Prima di vederla ripartire, bisogna aspettare il venerdì successivo e in mezzo a una bufera di neve, sospesi nel vuoto, i ragazzi devono lottare per la sopravvivenza. Adam Green, tra la colonna sonora angosciante di Andy Garfield e i piccoli stratagemmi horror, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo, ambientando praticamente quasi tutto il film su una seggiovia. Saggiamente, il regista prende in considerazione le personalità dei tre protagonisti, Dan (Kevin Zegers), Joe (Shawn Ashmore) e Parker (Emma Bell) solamente nella parte iniziale del film, senza approfondire troppo, poiché il loro carattere e il loro modo d’essere non sono utili ai fini della storia. Si tratta di un accenno, quanto basta per poter stabilire un contatto con loro, e riuscire a provare qualcosa, seguendo il loro dramma che si consuma tra la neve e i lupi affamati in agguato.

Frozen

Frozen

In realtà la storia che il regista ci fornisce, sceneggiata dallo stesso Green, non ha nulla di originale o che non sia già stato visto, ma riesce comunque a catturare l’attenzione dello spettatore che, pure se scettico, rimane a guardare il film fino alla fine, per scoprire cosa ne sarà dei tre amici. Adam Green si riserva il colpo di scena finale, anche se l’effetto sorpresa, a furia di horror, ormai ha perso di fascino. Lo spettatore è fin troppo “assuefatto”, tuttavia non dispiace e anche se l’interpretazione degli attori non è eccelsa, non è certo da disprezzare. In particolar modo spicca Emma Bell, capace di calarsi molto bene nel dramma della giovane Parker. Tra tutti gli horror e i survival thriller che abbiamo visto negli ultimi tempi, sicuramente “Frozen” non raggiunge i livelli di “Buried” e della soffocante performance di Reynolds; anche perché, diciamolo, la sfida tre contro uno non appare equa, eppure se ci fosse da decretare un vincitore, sarebbe proprio la pellicola di Rodrigo Cortés. Lo stesso si può dire per “127 Hours“, lo stile di Danny Boyle è inconfondibile e in questo caso insuperabile, ma Adam Green ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei registi horror più promettenti sulla piazza, gli diamo ancora fiducia e la piena sufficienza per “Frozen“.

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