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Il direttore di Rolling Stone parla della gaffe di Elisabetta Canalis

Dopo alcuni giorni dalla polemica scatenata da Elisabetta Canalis su Twitter, parla il direttore di Rolling Stone, Carlo Antonelli. Tutta la vicenda, che ha alzato un polverone anche oltreoceano, è stata scatenata da un piccolo malinteso, anche se in molti non ci credono.

La cover di Rolling Stone con Iggy Pop
Elisabetta Canalis aveva infatti riproposto un tweet del vj Alessandro Cattelan, che commentava la nuova copertina di Rolling Stone, con Iggy Pop:

Sto sfogliando il nuovo Rolling Stone. Iggy Pop in copertina è il sosia di Jennifer Aniston“.

Vista l’improvvisa esplosione di commenti e polemiche, la Canalis ci aveva tenuto a precisare, ed in inglese, che era stato un errore:

Ho appena letto su Google che io avrei twittato qualcosa di male su Jennifer Aniston. Mettiamo le cose in chiaro. È una completa bugia! Non farei mai una cosa del genere!
A parlare, poi, è stato proprio Cattelan, all’origine di tutto questo subbuglio, che ha precisato:
Era mio il tweet su Iggy che assomiglia a Jennifer Aniston sulla copertina di Rolling Stone Italia. Lasciate in pace la mia amica Ely. È tutta colpa mia!

In conclusione a commentare il tutto è stato proprio il direttore di Rolling Stone, Carlo Antonelli, che propone una riflessione su quello che sono davvero i social network:

E’ un episodio buffo, un granello di sabbia che genera un effetto-farfalla, trasformando una comunicazione privata in un pettegolezzo planetario. Ci insegna qualcosa sull’attuale convergenza dei mezzi e della loro ambiguità: Twitter e Facebook possono ancora essere pensati come media personali con tutti i dubbi sulla loro privacy che stanno fioccando in questi mesi? Ma soprattutto ci rafforza in una convinzione fondamentale: è ancora la carta (il quotidiano, la copertina di una rivista) a generare contenuti, a raccontare storie (anche di gossip, perchè no?) utili per i mezzi digitali. E’ ancora l’iconicità di una copertina reale a provocare commento, raffronto, presa in giro, narrazione insomma. Del resto sta in giro per il mondo per un mese, un twitt no. Il mondo numerico ha molto bisogno del mondo materiale, i social network dei giornali reali, non il contrario.

Da un piccolo evento, così tanta polemica, ma una giusta riflessione sulla privacy e l’influenza che i social network hanno nel nostro quotidiano. Voi cosa ne pensate?

sally

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