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Published on Marzo 12th, 2012 | by alessandro ludovisi

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John Carter: la recensione

John Carter: la recensione alessandro ludovisi
Voto CineZapping

Summary:

3.3

Buon Film


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Sono passati cento anni da quando Edgar Rice Burroughs creò il personaggio di John Carter, un militare americano catapultato casualmente su Marte autentico beniamino degli appassionati di racconti fantascientifici. Ora Carter approda sul grande schermo in una ricca trasposizione marchiata Disney e diretta dal due volte premio Oscar Andrew Stanton (Alla ricerca di Nemo, WALL•E). La pellicola ha come protagonisti Taylor Kitsch (John Carter), Lynn Collins (Dejah), Willem Dafoe (Tars), Dominic West (Sab Than), Mark Strong (Matai) e Ciarán Hinds (Tardos). Un cast dove non compaiono grossi nomi (tranne un paio di eccezioni) ma che nel complesso risulta ben affiatato.

Il film

John Carter è un veterano della Guerra di Secessione americana che si ritrova catapultato su Marte (Barsoom) mentre è nel bel mezzo di uno scontro tra esercito statunitense e Indiani d’America. Il pianeta era in precedenza molto simile alla terra ma ha subito un processo di depauperamento a causa delle numerose e violente guerre intestine provocate da tribù in perenne conflitto. Sfruttando le sue abilità fisiche e strategiche Carter sarà decisivo per la risoluzione della faida, mostrando coraggio e scoprendo valori fondamentali come rispetto, amicizia e amore.

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John Carter

Giudizio sul film

L’inizio del film è dedicato alla scoperta del personaggio John Carter che troviamo sfiduciato, disilluso e stanco della guerra e di ricevere ordini. Casualmente si trova in una misteriosa caverna del ragno, passaggio diretto per il pianeta rosso, Marte. Qui incontra diverse tribù, a cominciare dai Thark, dalla straordinaria forza fisica e dotati di quattro braccia. La prima parte del film è decisamente incentrata sul rapporto tra John e i robusti indigeni marziani. Sullo sfondo la faida tra Helium e Zotanga destinata a concludersi solamente con le nozze tra la principessa Dejah e il despota Sab Tan. Ma, inevitabile, scatterà l’attrazione tra la bella Dejah e John, che non manifesta più il desiderio di tornare a casa ma cercherà di salvare la sposa da un terribile destino.

Tra le note positive di questa produzione Disney c’è sicuramete un sapiente utilizzo della CG, alternato con brillanti e vivaci scene d’azione, anche se era forse logico aspettarsi una battaglia finale maggiormente adrenalinica. Soprattutto perché dopo il prologo e l’arrivo del protagonista in quel di Marte il film vive una fase di stanca leggermente appesantito dallo script. Le lunghe ed elaborate scene d’azione sono alternate con dialoghi tra i protagonisti piuttosto pesanti. Lo spettatore a digiuno delle opere di Burroughs potrebbe avere più di una difficoltà nel tenere in piedi la storia, soprattutto nella prima parte del film dove vengono presentati popoli, nomi, ruoli e un linguaggio chiaramente incomprensibile. Ma questa, dopotutto, non è una colpa della produzione.

Della pellicola di Stanton colpisce soprattutto la ricostruzione del pianeta Marte (accurata), il character design (netto e preciso), i colori con le diverse sfumature e ombreggiature (azzeccatissime), e il lavoro svolto sui personaggi in motion capture (ormai metodo che ben si integra con il cinema attuale e che sempre più egregiamente riesce a far trasparire un incredibile realismo nelle espressioni dei personaggi).  Taylor Kitsch colpisce per la sua naturalezza come se avesse vestito i panni del prode John Carter da una vita (e incassi permettendo dovrà sicuramente farlo) mentre è sottotono l’interpretazione della bella Lynn Collins. Positivo l’apporto di Dafoe (in motion capture) e di Mark Strong.

Commenti finali

Una pellicola Disney fortemente voluta e dal budget invidiabile, decisamente consigliata agli amanti del genere fantascienza (con un inizio western) e ai fan dei racconti di Burroughs. Una pellicola da gustare in versione stereoscopica – necessaria – per apprezzare i colori e l’azione del film. Un 3D forse non “obbligato” ma che sicuramente “aggiunge” valore, soprattutto nelle scene di battaglia, accompagnate da un sonoro all’altezza.

Consigliato

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