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“La mia famiglia a soqquadro” di Max Nardari, in sala dal 30 marzo

Soqquadro s. m. [dalla locuz. sotto squadro; propr., lo scompiglio che si produce levando un elemento che serva di sostegno all’angolo d’un muro o d’altra struttura]. – 1. Grave disordine, scompiglio. È usato quasi esclusivam. nell’espressione mettere a soqquadro, mettere sottosopra, in grande disordine e scompiglio.

La mia famiglia a soqquadro” è un film di Max Nardari, che vede protagonisti Gabriele Caprio, Bianca Nappi, Marco Cocci, Elisabetta Pellini, Eleonora Giorgi, Ninni Bruschetta e Luis Molteni. Arriverà nelle sale italiane il prossimo 30 marzo, intanto possiamo dare un’occhiata alle prime immagini dal film che vede protagonista un bambino che vuole a tutti i costi che i suoi genitori divorzino.

La mia famiglia a soqquadro, la sinossi

Martino è un bambino di 11 anni che, arrivato nel nuovo mondo della scuola media, si trova di fronte ad una realtà inaspettata: i suoi genitori non sono separati! È l’unico della classe ad avere ancora i genitori insieme… Pian piano inizia ad invidiare ai compagni i sontuosi viaggi, le vacanze e i regali ricevuti dai genitori e dai loro rispettivi nuovi partner che fanno a gara per accaparrarsi l’affetto dei figli. Da qui scatta in lui l’idea diabolica: far separare i suoi genitori per diventare un bambino come tutti gli altri e godere anche lui degli stessi fantastici benefici dei compagni di scuola. La situazione però gli sfuggirà di mano e tutto sembrerà andare per il peggio per sé e per la famiglia, ma alla fine non tutto sarà perduto…

Max Nardari, il regista, ha spiegato com’è nata quest’idea di ribaltare gli schemi e dimostrare che a volte è la normalità a rischiare di diventare un problema:

Ho sentito l’esigenza di raccontare una storia a me molto vicina in quanto Martino, il piccolo protagonista, vive delle dinamiche interiori che conosco molto bene. Io stesso, negli anni dell’adolescenza, ho trascorso il periodo scolastico con delle difficoltà relazionali. Ritenevo che l’unico modo per essere accettato dai miei coetanei fosse uguagliarli il più possibile, seguendo i loro interessi, i loro hobby e il loro look, ma tutto questo era davvero uno sforzo inutile e soprattutto illusorio. Crescendo mi sono reso conto dell’importanza di dare valore alla propria identità e che la diversità che tanto mi spaventava era proprio il mio punto di forza.

sally

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