Recensioni RE final LK3LK5 data

Published on Ottobre 3rd, 2012 | by Andrea Lupia

3

“Resident evil: Retribution”: la recensione

“Resident evil: Retribution”: la recensione Andrea Lupia
Voto CineZapping

Summary:

2.5

Film Mediocre


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E’ da poco in sala l’ultimo capitolo dell’epopea sci-fi/horror che vede gli umani contro la Umbrella Corporation, ossia “Resident evil: Retribution“. Diretto da Paul W. S. Anderson (che aveva diretto anche il primo “Resident Evil“) ed interpretato da Milla Jovovich, questa volta vede i poveri protagonisti prigionieri di una ex base sovietica dove la suddetta malvagia corporazione sperimenta le sue armi biologiche in vari ambienti ricreati al chiuso di enormi spazi sotterranei. Abbiamo il centro di New York, Mosca, Tokio e diversi altri luoghi dove vengono provati i virus su popolazioni di cloni (!). Il film inizia con un bell’effetto rewind, ma disgraziatamente si perde in uno spiegone lungo ed estenuante di Alice (Milla Jovovich) che vestita come ci si aspetterebbe da Æon Flux passerà il resto della pellicola a sparare una quantità di proiettili pari a due volte quella esplosa nelle ultime quattro guerre in medio oriente. Sorvolando sulla sempre piacevole fase della prigionia della protagonista strategicamente svestita, veniamo al successivo delirio.

Un immenso caos narrativo regna sovrano, mostrando il fianco di una mancanza di idee che stavolta ha raggiunto picchi davvero insostenibili. La noia inizia a serpeggiare fin dai primi minuti, ma non è tanto questo ad infastidire. Alcune scelte sono a dir poco incomprensibili, come la sostituzione strategica dei personaggi in alcuni momenti con figure in computer grafica, ma non durante salti mortali, esplosioni o altro, ma durante comuni conversazioni. Forse fatto nella speranza di spingere il pubblico a scoprire quali personaggi erano fatti con attori in carne ed ossa e quali invece con mucchi di pixel colorati, sarebbe stato anche interessante, se non fosse che la suddetta computer grafica ricorda in termini di qualità quella dei videogiochi degli anni novanta.

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La locandina di “Resident evil: Retribution”

Milla Jovovich è sempre un bel vedere, anche se stavolta la povertà dello script ha penalizzato anche lei, che fa tutto quello che ci si aspetta da Alice, cioè picchiare, sparare, uccidere zombie e fare la faccia serissima dicendo scemenze, solo che questa volta è tutto sottotono rispetto al solito. La storia cerca una propria personalità, senza trovarla, correndo dietro a piccole meschinità che non si possono proprio chiamare idee. Il continuo inserimento delle mappe computerizzate per tentare di dare un’idea di dove si trovino i personaggi nell’ambiente dopo le prime sei volte diventa un po’ noioso. Allo stesso modo le innumerevoli battute da film d’azione da quattro soldi, che vanno benissimo, fin tanto che sono messe al punto giusto, ma è un po’ il problema di tutti i dialoghi del film, che sembrano partoriti da uno degli zombie.

E a tal proposito, ossia gli zombie. Credevo si parlasse di zombie ed a parte qualcuno in giro all’inizio, dei non morti non c’è grande presenza. Abbiamo le truppe semi-zombie sovietiche sì, ed un paio di super mostri con il cervello esposto (che gli appassionati sapranno di certo essere dei conigli mutati), ma niente di quella apocalisse zombie che ci si aspetta da un film sugli zombie. Comunque sia non è tutto da buttare, per carità.

I due mostri enormi ed armati di martello/ascia sono meravigliosi, tanto quanto AliceAda Wong (Li Bingbing) entrambe vestite in maniera interessante, così come anche Michelle Rodriguez, che interpreta diversi personaggi morendo più di una volta (come dicevo, i cloni) e Sienna Guillory. E a tal proposito la fabbrica di persone è splendida ed è forse la cosa davvero spaventosa ed inquietante del film, anche perché ricorda il sistema di trasporto delle porte del film “Monsters & Co.” della Disney.

In ultima analisi, il film è confuso e debole, tanto nei fondamentali cinematografici, quanto nelle specifiche relative al film in questione. Non è un horror perché non fa paura. Non è un action perché c’è più azione al centro commerciale durante i saldi. Ma è chiaramente l’inizio di una serie (come mostrato dal finale). La domanda è: c’è davvero bisogno di farne altri?

Voto:

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Scrittore, disegnatore, attore e poeta lo-fi.



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