
Rischi grosso se ti rifiuti - cinezapping.com
Si può essere licenziati in tronco se si sceglie di non lavorare più ore di quelle pattuite, ma come fare per mettersi al sicuro?
Perdere il lavoro, oggi come oggi, è un problema non indifferente che rischia di mettere in pericolo la stabilità economica di qualunque dipendente. Motivo per cui molti lavoratori si ritrovano spesso a lavorare più ore di quelle presenti nel contratto per arrotondare qualcosa di straordinario a fine mese.
Sarà anche per questo, però, che sempre più lavoratori iniziano a richiedere assicurazioni e orari di lavoro più adatti alle loro esigente personali ed economiche. Molti altri ancora si rifiutano anche di partecipare agli straordinari, non sapendo però che rischiano molto grosso qualora il datore di lavoro decidesse di licenziarli.
Lo straordinario è obbligatorio?
È proprio su quest’ultimo punto che si è giocata una recente vicenda lavorativa arrivata fino alla Corte di Cassazione, un evento che ha fatto discutere. Una dipendente part-time si è rifiutata di accettare il passaggio a un contratto full time e in risposta, il datore, ha proceduto con il licenziamento.

La lavoratrice ha contestato il provvedimento, sostenendo che nessuno può essere obbligato a cambiare l’orario previsto nel contratto di lavoro firmato a inizio impiego. In effetti, l’articolo 6 del D.lgs. 81/2015 tutela il diritto di ogni dipendente di rifiutare modifiche non concordate, ma la Cassazione ha ribaltato la prospettiva.
Con l’ordinanza n. 9901/2025, la sezione Lavoro della Corte ha stabilito che il licenziamento è legittimo se inserito in un contesto ben specifico. In particolare, riguarda una reale e documentata riorganizzazione aziendale, che quindi non si presenta come una richiesta di ore aggiuntive al contratto base.
In sostanza, non è il rifiuto del lavoratore in sé a essere sanzionabile, ma la sua incompatibilità con le nuove esigenze produttive dell’impresa. Nel caso specifico, l’azienda aveva dimostrato l’aumento del carico di lavoro e l’impossibilità di ricollocare la lavoratrice in altre mansioni con contratto simile.
Va però chiarito che questa sentenza non è applicabile a ogni contesto, la legge continua a tutelare il diritto del dipendente a mantenere l’orario concordato. Solo quando l’unica strada per assicurare l’operatività aziendale passa per un cambio di contratto, senza alternative valide, il rifiuto può comportare la perdita del posto.
Il licenziamento, in ogni caso, deve comunque rispettare i criteri di legittimità previsti dalla contrattazione collettiva e dalle normative vigenti, deve essere a norma di legge. Il datore deve agire con buona fede, motivando chiaramente le proprie decisioni e garantendo la correttezza procedurale per tutto l’iter legato alla chiusura.