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Published on Luglio 28th, 2012 | by alessandro ludovisi

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Ted: la recensione

Ted: la recensione alessandro ludovisi
Voto CineZapping

Summary:

3.25

Buon Film


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Seth MacFarlane è conosciuto soprattutto per essere il creatore e doppiatore delle serie animate I Griffin, The  Cleveland Show e American Dad. Sono molti i personaggi a cui MacFarlane ha donato una voce, da Peter Griffin (probabilmente il suo personaggio pià riuscito e conosciuto) al cane Brian, dal piccolo Stewie Griffin all’alieno di American Dad Roger. “Ted” segna il suo esordio dietro alla macchina da presa.

 

Il film

John (Mark Wahlberg, protagonista dell’action movie Contraband) è un bambino di 8 anni, si sente terribilmente solo, non ha amici ed è terrorizzato dai tuoni. Riesce a trovare un po’ di tranquillità solo quando stringe tra le sue braccia un tenero orsacchiotto di peluche di nome Ted. Una notte esprimerà un desiderio, apparentemente irrealizzabile, che riguarda proprio il suo amico inanimato. Si risveglierà con una incredibile sorpresa: Ted ha preso vita, parla cammina e teneramente gli promette che non lo lascerà mai. La notizia fa il giro del mondo e Ted diventa una star. Ventisette anni dopo, John è ormai un uomo di trentacinque anni, lavora in una società di noleggio auto ed è innamorato della bella Lori (Mila Kunis). Ted vive ancora con loro ma inevitabilmente crescendo il suo carattere è mutato e ora è un accanito sessuomane e consumatore abituale di droghe ed alcol. Metterà a repentaglio la relazione del suo migliore amico…

 

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Mark Wahlberg in compagnia di Ted

 

Giudizio sul film

Una delle caratteristiche principali dei personaggi di MacFarlane riguarda la capacità di esprimere una critica continua e inarrestabile a 360°. La difficoltà della trasposizione di quella capacità umoristica tagliente dal cartone animato al lungometraggio cinematografico è evidente e, effettivamente, “Ted” riesce faticosamente a tenere un ritmo elevato per tutti i 100minuti della pellicola. Il prologo del film è decisamente divertente con la presentazione di Ted che dopo la trasformazione in peluche animato ottiene un rapido successo con tanto di divertenti ospitate in tv. Quello che sembra un innocuo e adorabile orsetto di peluche si trasformerà, ben 27anni dopo, in uno spassoso amico, di quelli che ti invitano a feste esagerate  e con i quali condividi improbabili opere cinematografiche, tipo “Flash Gordon”. Al tempo stesso è di quelli che mettono a dura prova qualunque rapporto con l’altro sesso tu voglia approfondire. Sarà così anche per John costretto a dividere il suo tempo, e i suoi spazi, tra il piccolo amico e la bella compagna Lori. Con effetti devastanti perché a Ted piacciono le birre ghiacciate, consuma abitualmente marijuana (e non solo) e ha una passione smodata per le belle ragazze, con una preferenza per avvenenti e sinuose bionde.

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Ted

Effetti devastanti anche per il pubblico, visto che nella prima parte della pellicola di MacFarlane sarà veramente difficile trattenere le risate. Un motion capture curatissimo, una novità per una commedia, permette una fluidità notevole e l’accoppiata tra il classico maschio americano rimasto bambino e il teddy bear funziona alla grande. In questo caso sembra evidente il desiderio del regista di criticare un comportamento fin troppo comune, a dimostrazione che “i bamboccioni” non sono una prerogativa italiana.

Uno dei momenti più esilaranti del film riguarda il cameo – esteso – di Sam Jones, protagonista del film “Flash Gordon”, vero e proprio idolo di JohnTed. Il muscoloso attore sarà protagonista, con tanto di buffa tinta bionda, di una festa esagerata dove si scaglierà contro un vivace vicino dagli occhi della mandorla scambiandolo per uno degli abitanti del pianeta Mongo. In assoluto una delle gag più riuscite del film.

Nel finale MacFarlane cede però alle logiche hollywoodiane e  incanala la storia su un binario decisamente scontato con un finale edulcorato e fintamente drammatico. L’opera prima dell’ideatore dei Griffin complessivamente risulta, però, essere un buon prodotto comico d’oltreoceano grazie a una innata e graffiante ironia e una prolungata e coinvolgente satira, forse meno comprensibile in Europa.

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