Recensioni

Published on Settembre 4th, 2011 | by sally

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This is England: la recensione

This is England: la recensione sally
Voto CineZapping

Summary:

4

Film Grandioso


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This is England” suona già come una presentazione, “Questa è l’Inghilterra” ci avverte il regista, Shane Meadows, che ha partecipato proprio con questo film al Festival di Roma nel 2006, arrivato solo adesso nelle sale italiane. Meglio tardi che mai, nonostante le case di produzione siano da biasimare per questo terribile ritardo, è meglio soffermarci sulle vicende di questa pellicola. Affiancato al “kitchen sink realism” di Ken Loach e Mike Leigh, Meadows propone sempre un cinema impegnato ed impegnativo, senza escludere tracce autobiografiche che possano renderlo ancora più intenso. “This is England” ci porta nel 1983, la situazione sociale ed economica dell’Inghilterra non è poi tanto diversa da quella odierna, la questione multirazziale rimane in primo piano, con l’aggiunta di una guerra considerata totalmente inutile, quella delle Falklands, ed un Paese spaccato in due, diviso tra i favorevoli e i contrari alla presenza di Margareth Thatcher, la Lady di Ferro.

IMDb

This is England

Shaun ha 12 anni, suo padre è morto proprio durante la guerra. La sua vita non è del tutto idilliaca, il bambino vive solo con la madre e a scuola tutti lo prendono in giro, tanto da fargli desiderare di andare a vivere in un altro luogo. A cambiare definitivamente le cose, sarà l’incontro con un gruppo di skinheadsdi dieci anni più grandi di lui, che decidono di tenerlo con loro. La subcultura degli skinhead è nata proprio in Gran Bretagna negli anni Sessanta, nell’83 iniziava a mescolarsi con le influenze nazi e razziste, quelle portate nel gruppo dall’arrivo di Combo, ex leader rimasto per tre anni in prigione e tornato a riprendersi il suo posto, mettendo da parte una volta per tutte Woody, l’unico in grado di gestire il gruppo senza cadere nell’estremismo. Quello di Woody, infatti, è un atteggiamento diverso, strettamente legato alle origini del movimento, nato dal sottoproletariato britannico, senza intenti politici. Il movimento all’inizio si contraddistingue più che altro come una moda, tanto che al contrario di quanti molti pensano, c’erano anche molti skinheads di colore, specie jamaicani, come si vede anche nel film. Via via le influenze si fanno sempre più forti, i gruppi iniziano ad assumere diverse connotazioni e a separarsi ed anche a scontrarsi. Da qui nascono anche in naziskin, che sono tutt’altra cosa rispetto agli skinheads. E Combo fa parte di questi, nato come skinhead nel 1969, dopo i tre anni trascorsi in carcere le sue idee sono totalmente cambiate, il suo odio nei confronti delle persone di colore è forte e crede nella supremazia della razza bianca. Il suo arrivo sconvolge ogni cosa, Woody decide di allontanarsi, mentre Shaun rimane affascinato da questa figura che si dimostra forte e capace d’ogni cosa. Il bambino non è ancora in grado di discernere il bene dal male, ma la sua esperienza lo aiuterà molto a comprendere la differenza tra le ideologie di Combo e quelle di Woody, il primo ed inizialmente l’unico sinceramente intenzionato a prendersi cura di lui. Tra le immagini della guerra alle Falklands, che sembra essere rimasta come un nodo in gola all’intero Paese e le note di Ludovico Einaudi, il film di Shane Meadows è uno schiaffo di realismo, un film impegnato e senza fronzoli, con dialoghi semplici ma efficaci, che si sviluppa in un crescendo di emozioni, dapprima tranquillo e pacato, per arrivare alla grande esplosione finale, quella in grado di offrirci un’altra prospettiva da cui guardare la storia. Storia che non è mai passata, che rotolandosi nel fango nel corso degli anni, non ha fatto altro che continuare a dare adito a movimenti e avvenimenti, tanto che ancora oggi l’Inghilterra, così come i principali Paesi dell’Europa occidentale, ha ancora qualche problema ad accettare il prossimo, nonostante gli sforzi. La bravura di Meadows, infine, rende ancora più efficace il film perché si concentra sulla storia di Shaun e sul sottomondo che si forma intorno a lui, la scruta fino in fondo, ma non si permette di giudicare. E’ come se dicesse allo spettatore “Guarda e poi decidi tu da che parte stare”, non c’è nessun bene che trionfa sul male o viceversa. Una storia, una come molte altre, capace però di offrirci un’amara riflessione sulla società e su come la storia degli ultimi trent’anni, vicina a noi oppure no, abbia influenzato le nostre vite. I dialoghi e le scene si susseguono in modo tale da portarci direttamente nella testa del piccolo Shaun, difatti lo spettatore stesso non si rende conto della gravità delle situazioni sin quando non raggiungono il culmine. Il tutto, poi, è arricchito da un’eccellente colonna sonora. Assolutamente da vedere. Voto: [starreview tpl=16]

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