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Venduto all’asta l’Oscar di Orson Welles

L’Oscar che Orson Welles vinse nel 1942 per la sceneggiatura del suo film capolavoro “Quarto Potere” è stato venduto all’asta a Los Angeles per una cifra pari a 861.542 mila dollari ad un offerente rimasto anonimo.

Welles condivise il premio Oscar 1941 per la miglior sceneggiatura originale con Herman J. Mankiewicz. Il film ricevette nove nomination tra cui miglior film e miglior attore e regista per Welles, ma vinse solo un premio quello appunto per lo script.

Quello vinto per “Quarto Potere” è uno dei due Oscar conquistati da Orson Welles. Il secondo premio riservato al geniale cineasta americano fu quello del 1970, un Oscar alla carriera e una statuetta d’onore “per l’arte superlativa e versatilità riversata nella creazione di immagini in movimento”.

Orson Welles | © PIERRE GUILLAUD/Getty Images

È raro che una statuetta degli Oscar venga venduta (per di più all’asta) visto e considerato che dal 1950 l’ Accademia delle Arti Cinematografiche e delle Scienze ha stipulato un accordo con i premiati che si impegnano a firmare un contratto che dà all’Accademy la possibilità di riacquistare la statuetta per la cifra di un dollaro.

La preziosa statuetta è stata recuperata dopo un lungo periodo in cui si credeva fosse andata persa. Fu un direttore della fotografia che ne denunciò il possesso dopo aver riferito che fu proprio Welles ad avergli donato l’Oscar come forma di pagamento.

È poi apparsa Beatrice Welles, ultimogenita del mitico regista di “Rapporto confidenziale” e “L’infernale Quinlan” che è ricorsa al tribunale per ottenere la custodia della statuetta.

L’Accademia delle Arti Cinematografiche e delle Scienze fece causa alla donna quando essa cercò di mettere il premio all’asta nel 2003. Beatrice, anche in quell’occasione, vinse il diritto di dispensare dell’Oscar del padre e lo concesse ad una società no profit che tentò senza successo di venderlo all’asta.

Tra i papabili acquirenti dell’asta all’Oscar figurava anche il mago David Copperfield, grande ammiratore di Welles come regista, ma anche come vero e proprio “mago” dell’arte cinematografica.

Marco Valerio

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