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Venezia 2012: la yakuza di Kitano e il ’68 di Assayas

Ormai superata la prima metà di Festival, sono stati presentati due nuove film del concorso di Venezia 69. Stiamo parlando dei nuovi film di Kateshi Kitano, “Outrage Beyond” (sequel di “Outrage” film del 2010 presentato a Cannes) e di Olivier Assayas, che ha presentato a Venezia “Apres Mai” (dal titolo internazionale “Something in the air”), uno dei film più applauditi finora dalla stampa presente in Laguna.

“Outrage Beyond” ricomincia da dove “Outrage” terminava. Otomo (Takeshi Kitano), autista della yakuza con mire da boss, diventa suo malgrado pedina negli intrighi e nelle macchinazioni dei suoi capi. Per evitare di fare la fine dei suoi sottoposti, ridotti al silenzio nel più drastico dei modi, Otomo mette da parte il rigoroso onore yakuza e si consegna alla polizia.

“Outrage Beyond” tra le fila da queste premesse quando Otomo, creduto morto in prigione, viene ripescato da un poliziotto corrotto come elemento di disturbo da inserire nel meccanismo complesso delle famiglie yakuza pronto ad implodere e darsi guerra sanguinariamente.

Kitano si concede il primo sequel della sua carriera da regista e pone il suo Otomo, al centro di una guerra di potere più grande di lui. Otomo è, infatti, un uomo d’altri tempi, troppo intriso di antichi e onorevoli ideali per poter partecipare ai machiavellici giochi architettati da coloro che si muovono intorno a lui.

Takeshi Kitano, regista e protagonista di Outrage Beyond

“Outrage Beyond” è un film divertente e divertito, sicuramente più riuscito del suo insipido e serioso predecessore. Qui Kitano sembra voler ridimensionare le proprie ambizioni, costruendo un prodotto geometrico e abbastanza prevedibile, ma non per questo meno godibile. Voto: 6,5

Come detto, però, il film più applaudito della giornata e forse dell’intera Mostra di Venezia è stato “Apres Mai” di Olivier Assayas, film che entra prepotentemente in gioco come contender per la vittoria del Leone d’Oro o comunque per un posto di riguardo nel Palmares di quest’anno.

Parigi, anni ’70. Gilles, giovane studente colto e impegnato politicamente, come tanti suoi compagni, è diviso tra un impegno radicale e le aspirazioni più personali. Alcuni incontri amorosi lo porteranno in Italia, poi a Londra, dove Gilles ei suoi amici dovranno fare delle scelte decisive per trovare il loro posto in un’epoca tumultuosa.

Assayas costruisce un grande racconto epico sul sessantotto, o meglio sul dopo sessantotto, su quella stagione di mezzo in cui le speranze, i sogni, le illusioni e gli entusiasmi della prima ora si attenuano sempre di più. Apres Mai è un diesel, parte piano, sembra un film inizialmente carico di stereotipi sul sessantotto e di cose già viste sul periodo, ma progressivamente si sgancia dai modelli precostituiti e assume una forma originale, compiuta e dolente.

“Apres Mai” è infatti una riflessione disincantata e lucida sulla necessità di staccarsi dai sogni e dalle illusioni, senza mai comunque rinnegarle, ma prendere coscienza dell’impossibilità di vivere in un mondo ideale e perfetto, privo di compromessi, sacrifici e delusioni. Voto: 7,5

Un’immagine di Apres Mai di Olivier Assayas.

Presentato quest’oggi anche il documentario di Daniele Vicari“La nave dolce”. Il film racconta l’approdo della nave Vlora (Valona in lingua albanese) nel porto di Bari, avvenuto in data 8 agosto 1991, con a bordo ventimila albanesi, saliti con la forza a bordo, nel porto di Durazzo. L’imbarcazione, assaltata da cittadini albanesi attratti dal miraggio di una vita migliore in Italia. In maggioranza persone normali, che si ritrovano a bordo per caso, dopo aver saputo che il porto era stato riaperto. Alcuni sono armati e costringono il capitano a fare rotta verso Brindisi, ma le autorità dirottano la nave a Bari. Segue lo sbarco e la cattura nel porto e nelle strade adiacenti e la prigionia nello Stadio della Vittoria, deciso da Roma, contro il parere del sindaco di Bari, Enrico Dalfino; le rivolte; il rimpatrio (con l’inganno: salirono sugli aerei convinti di essere portati a Roma) di quasi tutti gli esuli, tranne circa 1.500 che riescono a fuggire.

Vicari raccoglie testimonianze, le commistiona con immagini di repertorio e confeziona un racconto vivido, partecipe e toccante, capace di scaldare i cuori degli spettatori presenti in sala. Voto: 7

La nave dolce di Daniele Vicari
Marco Valerio

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