
Dichiarazione dei redditi: addio ai rimborsi - (cinezapping.com)
Terremoto Dichiarazione dei Redditi: nel 2025 abolito ogni rimborso. La confusione regna tra i cittadini. Cosa sta succedendo
L’arrivo della stagione per la dichiarazione dei redditi 2025 ha portato con sé una notizia che ha scosso molti contribuenti: la possibilità di non ricevere alcun rimborso. Questo cambiamento normativo ha generato confusione e preoccupazione tra i cittadini italiani, che si trovano a dover affrontare una situazione senza precedenti. È fondamentale analizzare a fondo le implicazioni di questa novità e cosa significa per i contribuenti.
Ogni anno, il periodo della dichiarazione dei redditi coincide con la necessità di fare i conti con la propria situazione fiscale. La maggior parte dei contribuenti si rivolge a intermediari, come i Centri di Assistenza Fiscale (CAF) o commercialisti, per sbrigare le pratiche burocratiche, mentre alcuni preferiscono gestire la situazione in autonomia. Con l’introduzione della dichiarazione precompilata sul portale dell’Agenzia delle Entrate, il processo è diventato più snello e accessibile, ma la novità del 2025 getta un’ombra su questa semplificazione.
La scadenza per la presentazione della dichiarazione, sia essa inviata telematicamente o in formato cartaceo, resta invariata: il 31 ottobre per le dichiarazioni telematiche e il 30 giugno per quelle cartacee. Tuttavia, ciò che preoccupa è il cambiamento nella gestione dei rimborsi per i contribuenti. Sebbene molti siano abituati a ricevere un rimborso dopo aver presentato il modello 730, ora si trovano a dover fare i conti con una nuova realtà.
Come funziona il rimborso nel 730
Tradizionalmente, una volta completato il modello 730, il contribuente attende con ansia di sapere se e quanto riceverà come rimborso. Questo importo è calcolato tenendo conto delle spese dichiarate, come quelle mediche, per la casa, o per altre deduzioni. Dopo la verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate, il rimborso viene erogato, solitamente tramite bonifico direttamente sul conto corrente del contribuente, a patto che quest’ultimo abbia fornito il proprio IBAN.

La novità del 2025, però, introduce un elemento di rigidità nel sistema di rimborsi. Infatti, come riportato da diverse fonti, tra cui money.it, i contribuenti con cartelle esattoriali attive non rimborsate non riceveranno alcun rimborso, e questo potrebbe essere il caso di molti italiani. La legge stabilisce che per rimborsi superiori a 500 euro, questi saranno trattenuti e utilizzati per compensare eventuali debiti nei confronti dell’agente di riscossione. Solo se l’importo del rimborso è inferiore a 500 euro, il contribuente potrà riceverlo senza alcuna trattenuta.
Questa modifica, introdotta con il decreto 110 del 2024, noto come decreto Riscossione, ha suscitato non poche polemiche. Molti cittadini si sentono penalizzati da una misura che, a loro avviso, non tiene conto delle diverse situazioni economiche e familiari. L’idea che lo Stato possa trattenere un rimborso, in molti casi frutto di anni di lavoro e sacrifici, per saldare debiti pregressi ha generato un clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Il decreto ha modificato l’articolo 28-ter, introducendo un meccanismo che, se da un lato mira a garantire il recupero delle somme dovute, dall’altro espone i cittadini a un’ulteriore pressione economica. Molti contribuenti, infatti, potrebbero trovarsi in difficoltà a causa di debiti accumulati, e la mancanza di un rimborso potrebbe aggravare ulteriormente la loro situazione finanziaria.
Inoltre, la scelta di congelare rimborsi superiori a 500 euro significa che, anche in caso di un errore di calcolo o di una spesa imprevista, il contribuente potrebbe non avere accesso alle proprie risorse economiche. Questo porta a riflessioni importanti sulla necessità di una riforma del sistema fiscale italiano, che dovrebbe cercare di equilibrare il recupero dei crediti con la tutela dei diritti dei cittadini.