
A chi conviene davvero riscattare la laurea: chi va in pensione prima - Cinezapping.com
A chi conviene davvero riscattare gli anni di laurea? Chi potrebbe dire addio addio al lavoro e andare in pensione in anticipo.
Il riscatto della laurea si conferma uno degli strumenti più discussi per anticipare l’uscita dal lavoro e accedere prima alla pensione anticipata, ma la convenienza di questa scelta varia notevolmente a seconda di diversi fattori personali e normativi.
Quando conviene davvero riscattare la laurea?
Il meccanismo consente di trasformare gli anni di studio universitario in contributi previdenziali, accorciando di conseguenza il periodo necessario per maturare il diritto alla pensione. Tuttavia, la reale utilità del riscatto dipende da variabili cruciali come l’età di inizio dell’attività lavorativa, la continuità contributiva e l’ammontare dell’assegno pensionistico atteso. Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, l’accesso alla pensione anticipata contributiva è condizionato a requisiti specifici: almeno 64 anni di età e 20 anni di contribuzione.
In questo contesto, il riscatto può ridurre il periodo di contribuzione necessario, anticipando la pensione anche di oltre cinque anni per chi ha cominciato a lavorare intorno ai 24 anni di età. Se invece l’ingresso nel mondo del lavoro è avvenuto più tardi, attorno ai 27 anni, il beneficio si riduce a un anticipo di soli due o tre anni, mentre per chi ha iniziato a 30 anni o oltre la convenienza tende a sparire del tutto.
Il rischio paradossale è che in alcuni casi il riscatto possa addirittura ritardare l’uscita dal lavoro. Ciò accade quando, a seguito della riforma Monti-Fornero e delle successive modifiche, la pensione anticipata contributiva richiede un assegno minimo pari a 3,2 volte l’assegno sociale (a partire dal 2030). Chi non raggiunge questa soglia, pur avendo riscattato gli anni di studio, potrebbe dover prolungare la carriera lavorativa.
L’ultima legge di Bilancio ha introdotto il cosiddetto “ponte” tra la previdenza pubblica e complementare, permettendo di sommare ai contributi versati all’INPS anche quelli accantonati in fondi pensione privati o negoziali. Questo sistema integrato può influenzare positivamente la valutazione della convenienza del riscatto della laurea, poiché aumenta il montante contributivo complessivo e potenzialmente l’importo della pensione.

Inoltre, per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi esclusivamente dal 1996 in poi, è disponibile la cosiddetta pace contributiva, una misura che consente di colmare eventuali lacune contributive, come quelle generate da periodi di disoccupazione o cambi di lavoro. Questa opzione, che permette di pagare i contributi mancanti in base al proprio reddito e aliquota contributiva, è accessibile fino al 31 dicembre 2025, con la possibilità di rateizzazione in dieci anni e deducibilità fiscale.
Vista la complessità delle norme e le molteplici variabili da considerare, l’INPS mette a disposizione dei cittadini un simulatore online per calcolare l’impatto del riscatto della laurea sul momento di accesso alla pensione. Inoltre, è possibile rivolgersi agli sportelli territoriali dell’istituto, ai patronati, ai sindacati o a consulenti previdenziali specializzati per una valutazione personalizzata.
L’importanza di un’analisi attenta è ribadita anche dal fatto che, in alcuni casi specifici, il riscatto può rappresentare un investimento economico che non si traduce in un anticipo effettivo della pensione, ma anzi può costringere a restare più a lungo nel mondo del lavoro. Il riscatto della laurea si configura come una scelta che necessita di un’accurata valutazione individuale, tenendo conto dell’età di inizio della carriera, della continuità contributiva e delle soglie pensionistiche vigenti, in un quadro normativo che continua a evolversi.