
Il blocco dei rimborsi - (cinezapping.com)
Cosa è cambiato con il nuovo decreto? La modifica dell’art. 28 ter delle disp. risc. imp. redditi altera la gestione dei rimborsi fiscali
Ora, senza il consenso del contribuente, i rimborsi vengono trattenuti dall’Agente della riscossione in caso di debiti pendenti. La verifica della posizione fiscale è obbligatoria per somme superiori a 500 euro, con potenziali blocchi anche fino alla fine dell’anno seguente. Questa norma, mentre punta a migliorare il recupero dei crediti, rischia di danneggiare i contribuenti in difficoltà economica.
Il 2025 si preannuncia come un anno di importanti cambiamenti per i contribuenti italiani, in particolare per coloro che hanno debiti con il Fisco. Una recente modifica normativa, introdotta attraverso il decreto che ha aggiornato l’articolo 28 ter delle disposizioni di attuazione del decreto del Presidente della Repubblica in materia di imposte sui redditi, ha infatti modificato radicalmente le modalità di gestione dei rimborsi fiscali. Questa novità ha suscitato preoccupazioni e interrogativi tra i contribuenti, specialmente quelli che si trovano in difficoltà economica.
Nuovo meccanismo di compensazione: chi è coinvolto?
Il cambiamento principale risiede nel meccanismo di compensazione dei debiti fiscali. In precedenza, il contribuente aveva la facoltà di accettare o rifiutare la proposta di compensazione avanzata dall’Agenzia delle Entrate. Se il contribuente decideva di rifiutare, il rimborso veniva comunque erogato. Oggi, invece, il nuovo regime prevede che il rimborso fiscale venga trattenuto automaticamente in caso di debiti iscritti a ruolo, senza necessità di alcun consenso da parte del contribuente. Questo significa che, se un contribuente ha debiti pendenti, il rimborso non verrà liquidato, ma trattenuto dall’Agente della riscossione.

L’iscrizione a ruolo è un passaggio cruciale nel processo di recupero dei crediti fiscali. Essa rappresenta un atto formale di riconoscimento di un debito, che include imposte non pagate, sanzioni e interessi. Una volta iscritto a ruolo, il debito viene affidato all’Agente della Riscossione, che ha il compito di recuperare le somme dovute attraverso vari strumenti, che possono arrivare fino al pignoramento di beni e somme presenti sui conti correnti.
Con l’entrata in vigore della nuova norma, l’Agenzia delle Entrate è tenuta a verificare la posizione debitoria del contribuente prima di procedere con l’erogazione di rimborsi superiori a 500 euro. Se ci sono cartelle esattoriali non saldate, l’agenzia formula una proposta di compensazione. In caso di rifiuto da parte del contribuente, l’importo del rimborso viene trattenuto e non restituito, ma accantonato a disposizione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Queste somme rimarranno congelate fino al 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui sarebbero state dovute.
È importante notare che questa nuova normativa non si applica agli importi inferiori a 500 euro; in questi casi, il rimborso verrà comunque erogato. Tuttavia, per molti contribuenti, i rimborsi fiscali rappresentano una boccata d’aria in un momento di difficoltà economica, e la possibilità di non riceverli può aggravare ulteriormente la loro situazione. Questo è particolarmente rilevante per le famiglie e i lavoratori autonomi che dipendono da questi importi per far fronte a spese quotidiane o per investire nella loro attività.
Le conseguenze di questa riforma potrebbero essere significative, poiché molti contribuenti potrebbero trovarsi a dover affrontare un ciclo di indebitamento crescente. La paura di non ricevere rimborsi fiscali potrebbe indurre alcuni a evitare di presentare dichiarazioni fiscali o a ritardare il pagamento di debiti, creando un circolo vizioso che può portare a ulteriori sanzioni e interessi di mora. Inoltre, la misura potrebbe contribuire a un aumento delle tensioni tra l’amministrazione fiscale e i contribuenti, già provati da un contesto economico complesso e incerto.