
Una categoria in serio pericolo - cinezapping.com
Sono molte le categorie di lavoratori che rischiano di ritrovarsi con la pensione minima, se non anche di meno.
Ci sono lavori che, oltre a pagare poco oggi, promettono un futuro ancora più incerto domani e tra questi, le badanti occupano un posto particolare. Sono una categoria essenziale, spesso trascurata, che si trova a dover fare i conti con stipendi bassi e una pensione che rischia di essere insufficiente.
Il contratto collettivo nazionale (CCNL) per il settore domestico fissa salari minimi che, seppur aggiornati annualmente per l’inflazione, non riescono a stabilizzare l’economia delle badanti. Diventa sempre più difficile, quasi impossibile, mantenere il potere d’acquisto reale e la condizione di queste lavoratrici è al centro di un acceso dibattito politico.
Così rischi di rimanere a secco
Ma la vera difficoltà arriva alla fine della carriera lavorativa, quando si tratta di incassare quella che andrà ad essere la pensione effettiva della categoria. Le badanti, infatti, sono spesso soggette al sistema contributivo, che penalizza chi ha iniziato a versare dopo il 1995 e chi ha percepito stipendi modesti.

Il sistema contributivo calcola la pensione sulla base dei contributi effettivamente versati durante tutta la vita lavorativa, meno si guadagna, meno si versa. Di conseguenza, anche la pensione sarà minore, traducendosi in assegni molto più bassi della norma, a volte inferiori ai 300 euro al mese.
Il sistema retributivo, invece è più vantaggioso, considera gli ultimi stipendi percepiti, ma riguarda pochissime badanti, quelle che hanno cominciato a lavorare prima del 1996. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla soglia minima per andare in pensione, fissata a 67 anni, limite che rende il tutto più difficile e complesso.
La pensione calcolata deve almeno raggiungere l’importo dell’assegno sociale, che oggi si aggira intorno ai 538 euro mensili, pena un’ulteriore attesa fino ai 71 anni. In questo caso c’è la possibilità di andare in pensione con soli 5 anni di contributi ma senza più limiti di importo minimo.
Per fare un esempio concreto, una badante convivente che lavora 40 ore a settimana con una paga oraria di circa 5,50 euro. Il datore di lavoro allora dovrebbe versare contributi per circa 550 euro a trimestre, ma questo livello di contribuzione dovrebbe restare costante per 20 anni.
Ma anche in questo modo la pensione finale difficilmente supererebbe i 300 euro mensili, in pratica una cifra irrisoria che mette solo in difficoltà. In pratica, molte badanti si trovano davanti a un futuro previdenziale fatto di assegni ridotti e con l’età del pensionamento posticipata fino ai 71 anni.