
Anguria fa rima con estate - (cinezapping.com)
Se sei tra le persone che, dopo aver gustato l’anguria, ne buttano le bucce, stai commettendo un brutto errore
L’estate evoca subito immagini di fette di anguria succosa e rinfrescante, ma quel che molti ignorano è che le bucce, generalmente scartate, celano un potenziale nutrizionale sorprendente. Ripensando l’anti-spreco, queste scorze possono trasformarsi da rifiuto a fonte di benessere e creatività in cucina.
Man mano che ci si avvicina alla scorza esterna, il caratteristico colore rosa e il gusto zuccherino della polpa lasciano il posto a una zona bianca meno dolce. Anche se perde zuccheri e licopene, la parte bianca è tutt’altro che povera: custodisce fibre, vitamine (A, C, K), sali minerali come potassio, magnesio, manganese e selenio. Inoltre, qui si concentra la citrullina, un amminoacido che sostiene la salute cardiovascolare, poiché facilita la produzione di arginina, utile alla dilatazione dei vasi sanguigni.
Non buttare la buccia d’anguria
Non serve compiere chissà quale sforzo: basta rimuovere la scorza più verde e coriacea con un coltello o pelapatate, poi tagliare la parte bianca a cubetti o strisce. Può essere consumata cruda, condita con un filo d’olio, sale e spezie, oppure inclusa in insalate o centrifugati. Il sapore, quasi simile al cetriolo, ricorda la parentela botanica tra i due frutti.

Chi desidera spingersi oltre e non si lascia scoraggiare dalla buccia verde esterna, opta per cotture dedicate: bollitura, saltata in padella o al wok, come avviene in alcune tradizioni asiatiche e sudamericane. In questi casi, la regolazione dei tempi di cottura ammorbidisce il tessuto, rendendolo commestibile.
Un modo semplice e gustoso per prolungare la vita della buccia è la preparazione di sottaceti: si taglia a pezzi, si immerge in salamoia (acqua, sale, eventuali spezie come senape, aneto, aglio, alloro) e si lascia fermentare a temperatura ambiente per una o due settimane, quindi si conserva in frigorifero. Il risultato? Un alimento digeribile, saporito e ricco di probiotici lattici. L’esperienza è simile a quella dei cetriolini in salamoia, ma con un leggero retrogusto amarognolo se si utilizza anche la scorza verde. Per un gusto più delicato, basta eliminarla prima.
Se in Italia le ricette con la buccia d’anguria non abbondano, la ricerca globale offre molte ispirazioni. Digitando “watermelon rind recipes” si trovano numerose preparazioni: conserve, confetture, chutney, curry, contorni. È evidente che la valorizzazione di questi scarti è parte di una tendenza internazionale verso la sostenibilità alimentare.
Mangiare la buccia non vuol dire solo contrastare gli sprechi, ma anche arricchire la propria dieta con nutrienti spesso trascurati. Il contenuto in micronutrienti e amminoacidi come la citrullina favorisce la salute arteriosa, mentre fibre e vitamine sostengono l’equilibrio intestinale e immunitario. Un gesto semplice, ma con potenziale impatto quotidiano.