
Catherine Zeta-Jones, di cosa ha sofferto per anni la famosissima attrice - Cinezapping.com / Credits: Instagram @Catherinezetajones
In pochi sanno del disturbo di cui ha sofferto per anni la famosissima attrice americana Catherine Zeta-Jones.
L’attrice americana Catherine Zeta-Jones ha recentemente reso noto di aver affrontato un periodo di ricovero in clinica per curare un disturbo dell’umore, nello specifico il disturbo bipolare, una patologia poco conosciuta e spesso stigmatizzata.
Il suo gesto ha contribuito ad abbattere il muro del silenzio che avvolge le malattie psichiatriche, offrendo un esempio di trasparenza e speranza per chi convive con questa condizione.
Il disturbo bipolare: definizione e caratteristiche principali
Secondo il professor Leo Nahon, psichiatra e direttore della struttura complessa Psichiatria 3 dell’Ospedale Niguarda di Milano, il disturbo bipolare è una malattia caratterizzata dall’alternarsi di episodi di depressione maggiore e di mania o ipomania. In passato veniva definito “malattia maniaco-depressiva”. Durante la fase depressiva, il paziente mostra sintomi psichici come umore depresso, perdita di interesse nelle attività quotidiane, senso di colpa e ideazioni suicidarie, accompagnati da manifestazioni fisiche quali insonnia o ipersonnia, variazioni dell’appetito, affaticamento e dolori diffusi.
Al contrario, nella fase maniacale si osservano un umore euforico o irritabile, aumento smisurato dell’autostima, iperattività, diminuito bisogno di sonno e comportamenti impulsivi come spese eccessive o scelte azzardate. L’ipomania rappresenta una forma più lieve di mania, con sintomi attenuati e maggior senso critico. Un aspetto particolarmente preoccupante del disturbo bipolare riguarda il rischio di sviluppare episodi deliranti. Nella depressione possono emergere convinzioni erronee come sentenze di rovina finanziaria o malattie gravi, mentre nella mania il delirio si manifesta con idee grandiose, talvolta fino a identificazioni messianiche. Questi quadri estremi sottolineano la gravità del disturbo e la necessità di un intervento medico tempestivo e personalizzato.

La buona notizia, evidenzia il professor Nahon, è che le alterazioni dell’umore possono essere completamente risolte con un trattamento adeguato, che spesso combina farmaci stabilizzatori dell’umore e antidepressivi. La risposta terapeutica, tuttavia, è altamente individuale e richiede un approccio su misura. Il disturbo bipolare è una patologia ricorrente: si guarisce dagli episodi acuti ma la malattia può ripresentarsi nel tempo. Per questo motivo, la durata del trattamento dipende dalla frequenza e dalla gravità delle ricadute. Nei casi di episodi multipli è consigliata una terapia di mantenimento prolungata.
Contrariamente ai timori comuni, non sempre la terapia farmacologica deve essere perpetua, ma si estende nel periodo in cui il rischio di recidiva è maggiore. Il paragone con malattie croniche come ipertensione e diabete è utile per comprendere l’approccio terapeutico in psichiatria. Un ostacolo frequente nel trattamento del disturbo bipolare è il rifiuto delle cure, soprattutto durante le fasi maniacali, quando il paziente non percepisce di essere malato. Al contrario, nella fase depressiva la disponibilità a seguire una terapia è maggiore, anche se spesso accompagnata da sensazioni di inutilità.
In questo contesto, il supporto di familiari e amici risulta cruciale per mantenere la continuità terapeutica e superare i momenti di difficoltà, soprattutto perché gli effetti dei farmaci si manifestano generalmente dopo alcune settimane. L’esperienza di Catherine Zeta-Jones, che ha attribuito l’esacerbazione del suo disturbo a un periodo di elevato stress emotivo legato alla malattia del marito Michael Douglas, sottolinea come eventi traumatici possano fungere da fattori scatenanti. Tuttavia, il disturbo bipolare può manifestarsi anche in assenza di cause apparenti, rendendo fondamentale una diagnosi precoce e un trattamento adeguato.