
Bandito un celebre cartone animato - (cinezapping.com)
Negli Stati Uniti, si è consumata una controversia nel mondo dell’animazione: la sospensione dalle trasmissioni televisive del celebre cartone
La vicenda dimostra come la sensibilità sociale cambi nel tempo e come anche un semplice cartone animato possa diventare un campo di confronto su valori, identità e rappresentazioni. Mentre alcune caricature del passato meritano una riflessione critica, altre – se reinterpretate con attenzione – possono diventare strumenti di autoironia e orgoglio culturale.
Questo personaggio non è soltanto un personaggio animato: è diventato, suo malgrado, un simbolo della complessa relazione tra media e cultura, tra satira e rispetto. E, come dimostrato, non sempre ciò che può apparire stereotipato dall’esterno è percepito allo stesso modo da chi vi si identifica.
Il cartone bandito dalla tv
Al centro della storia, il personaggio Speedy Gonzales, il topo messicano noto per la sua velocità e il caratteristico accento. A deciderlo fu Cartoon Network, che nel 1999 optò per togliere dalla programmazione tutti i corti animati in cui compariva Speedy, ritenendo che il personaggio veicolasse stereotipi culturali potenzialmente offensivi verso la comunità latina.

La scelta non passò inosservata e innescò un dibattito che, oltre a coinvolgere il pubblico, toccò anche organizzazioni civili e comunità etniche, aprendo una riflessione più ampia sul confine tra rappresentazione e pregiudizio, tra nostalgia e rispetto dell’identità culturale.
Il topo dal sombrero giallo, apparso per la prima volta nel 1953 nei corti Warner Bros., era diventato un’icona dell’animazione, celebre per la sua furbizia e per la frase “¡Ándale! ¡Ándale! ¡Arriba! ¡Arriba!”. Tuttavia, nel clima di crescente attenzione alla rappresentazione delle minoranze etniche nei media, Cartoon Network giudicò problematici alcuni elementi del personaggio: il suo accento marcato, gli abiti tradizionali, e l’ambiente in cui viveva, popolato da topi pigri e bevitori di tequila. Tutti questi tratti vennero visti come la cristallizzazione di caricature etniche datate.
In particolare, si temeva che quei cartoni potessero rafforzare visioni distorte dei messicani, rendendo accettabili stereotipi razziali in un contesto infantile. Di conseguenza, la rete televisiva optò per un bando preventivo, rimuovendo Speedy dai palinsesti americani.
Contrariamente alle aspettative, la decisione della rete non trovò pieno consenso nemmeno tra i rappresentanti della comunità latina. Anzi, molte voci autorevoli e popolari si sollevarono a favore di Speedy Gonzales. Tra queste, la League of United Latin American Citizens (LULAC) – una delle più antiche organizzazioni per i diritti civili dei latinos – criticò apertamente la censura, sottolineando come il personaggio fosse considerato un simbolo positivo, un eroe scaltro e vincente che riusciva sempre a battere i suoi avversari, spesso rappresentati come più forti o arroganti.
Anche numerosi spettatori ispanici espressero affetto per Speedy, lanciando campagne a suo favore e inviando lettere, email e petizioni per chiederne il ritorno. Il topo, per molti, rappresentava non un insulto ma una figura di riscatto, un modello di successo nonostante gli stereotipi.
La pressione pubblica ebbe effetto, e nel 2002 Cartoon Network tornò sui suoi passi, reinserendo Speedy Gonzales nella programmazione. Quel ritorno segnò una svolta nel modo di interpretare il rapporto tra cultura e intrattenimento: il pubblico non chiedeva l’eliminazione di ogni traccia del passato, ma piuttosto un dialogo più aperto su come rappresentare la diversità.
Il caso mostrò che la percezione di un personaggio non è monolitica, ma varia a seconda del contesto culturale. In America Latina, ad esempio, Speedy è ancora oggi una figura amata e riconosciuta, tanto da essere protagonista di spot pubblicitari e omaggi.