
La scienza spiega perché ci piacciono i fil horror - cinezapping.com
Per molti il cinema dell’Orrore è un genere da evitare come la pesta, per altri è divertimento pura, ma perché? La Psicologia spiega tutto.
Dai grandi classici come Lo Squalo e Nightmare, ai più moderni Smile e Insidious, il cinema dell’Orrore è uno dei generi più apprezzati. Centinaia di fan si accalcano ogni giorno nei cinema o davanti le televisioni per assaporare il terrore cinematografico dei grandi registi internazionali.
Ma c’è una domanda che da molto tempo interroga non solo gli stessi appassionati, ma anche gli psicologi di tutto il mondo: perché ci piace avere paura? Molti si domandano infatti quali siano i meccanismi nascosti dietro a questa particolare passione, a cosa lega paura e ansia e divertimento e soddisfazione.
La paura, una sensazione primordiale
Pensate a quando guardate un film horror, con gli occhi che sbirciano tra le dita, il cuore che accelera e il respiro che si fa corto. Eppure, nonostante tutto, restiamo tutti li, ipnotizzati, finché un urlo squarcia la scena, ma nessuno scappa dalla poltrona e anzi, il coinvolgimento aumenta.

Il terrore non è più solo istinto di sopravvivenza, diventa così intrattenimento, omicidi, inseguimenti, bambole inquietanti e squali feroci si consumano sullo schermo. Il tutto mentre il pubblico, quasi ammaliato, resta a guardare tremante, salvo poi rilassarsi e ridere di sé subito dopo aver sobbalzato.
Caso curioso, nel 1974, “Lo squalo” terrorizzò così tanto gli spettatori da svuotare le spiagge di molti paesi in cui il film fu proiettato. Un esempio emblematico di come il cinema sappia manipolare le emozioni, portandoci a evitare l’acqua per colpa di una creatura di finzione.
Nasce proprio da qui la domanda originaria la cui risposta si trova un una forma di piacere “cognitivo”, legato al poter esperire la paura. Guardare un film spaventoso ci permette di vivere un’emozione forte in totale sicurezza, l’ignoto ci attrae proprio perché possiamo affrontarlo restando comodamente seduti.
Le aree del cervello coinvolte cambiano in base alla scena, prima del pericolo si attivano le regioni sensoriali, durante l’attacco entrano in gioco amigdala e corteccia prefrontale. Il corpo si prepara alla fuga, ma poi resta immobile, perché siamo spaventati, ma sappiamo al contempo di essere al sicuro.
Si cercano emozioni forti in ambienti controllati, sia nei film horror che in certe pratiche estreme, si cela il bisogno umano di vivere momenti forti. Un desiderio di scuotersi dalla routine, di provare qualcosa che rompa la noia, che accenda i sensi e faccia battere il cuore all’impazzata.
E il brivido, se ben dosato, fa bene, perché durante la visione di un horror si rilasciano dopamina, adrenalina ed endorfine in maniera naturale. Un mix che genera euforia, scarica lo stress e produce persino un senso generale di benessere, la paura, paradossalmente, aiuta anche a rilassarsi.