
INPS, aumenta l'importo dell'assegno, famiglie in festa - cinezapping.com
La nuova misura introdotta con la Legge di Bilancio estende le tutele economiche per chi ha figli piccoli o in affido, tre mesi retribuiti all’80%, sei al 30%, due non pagati. Ecco come funziona e chi può beneficiarne.
Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, il Governo ha introdotto un potenziamento del congedo parentale retribuito, con l’obiettivo di sostenere le famiglie e promuovere una maggiore equità di genere sul lavoro. La novità più rilevante riguarda l’erogazione di tre mesi indennizzati all’80% della retribuzione, disponibili per ogni genitore dipendente — madre o padre — che usufruisca del congedo dopo il 31 dicembre 2024. La misura si inserisce in un contesto di riforme strutturali del welfare e mira a rispondere a una crescente domanda di flessibilità nei tempi familiari.
Le nuove regole: chi può accedere e come funziona l’indennità
La nuova disciplina si applica ai lavoratori dipendenti, sia del settore privato che pubblico, compresi i casi di adozione o affidamento. Il congedo parentale deve iniziare dal 1° gennaio 2025 in poi, e solo se il congedo di maternità o paternità obbligatorio si è concluso dopo il 31 dicembre 2024.
L’indennità è suddivisa in più fasce: Tre mesi retribuiti all’80%, da utilizzare entro i sei anni di vita del figlio o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione; Sei mesi retribuiti al 30%, accessibili indipendentemente dal reddito del genitore; Due mesi non retribuiti, utilizzabili solo se il reddito annuo non supera 2,5 volte il trattamento minimo pensionistico.
I tre mesi all’80% non sono trasferibili tra i genitori, ma possono essere goduti in maniera alternata o contemporanea, offrendo una gestione più flessibile del tempo famiglia-lavoro. La richiesta del congedo deve avvenire esclusivamente tramite canali telematici, ovvero il portale INPS, il Contact Center o i patronati.

L’INPS ha chiarito con alcuni casi pratici come verrà applicata la riforma. Se una madre termina il congedo obbligatorio nel febbraio 2025, e il padre ha già usufruito di due mesi tra il 2024 e l’inizio del 2025, può ricevere l’80% per entrambi i mesi, mentre il terzo mese spetta alla madre, se ancora disponibile. Nei casi in cui un genitore abbia esaurito i mesi a disposizione nel 2024, non potrà richiedere il nuovo beneficio. Solo chi inizia il congedo dal 2025 ha diritto alla misura completa.
Un caso particolare riguarda il congedo di paternità alternativo, previsto in caso di decesso della madre: se l’evento avviene entro i tempi previsti, il padre ha diritto al trattamento pieno all’80%. Esclusi, invece, i lavoratori iscritti alla Gestione Separata, che continueranno a ricevere solo l’indennità base del 30%.
Impatto sulla famiglia e prospettive per il welfare
L’obiettivo della riforma non è soltanto quello di aumentare il sostegno economico, ma anche quello di incentivare una maggiore partecipazione dei padri alla cura dei figli, soprattutto nei primi anni. La non trasferibilità dell’indennità maggiorata rappresenta un segnale chiaro in questa direzione.
Il messaggio è rivolto anche alle imprese: favorire la conciliazione vita-lavoro non è più solo un tema individuale, ma una priorità politica. Il Governo punta a un riequilibrio dei carichi familiari e a un modello più inclusivo.
Secondo le proiezioni INPS, la nuova misura potrebbe coinvolgere oltre 80.000 famiglie solo nel primo anno. Il numero è destinato a crescere, se accompagnato da campagne informative chiare e da un miglioramento degli strumenti digitali per l’accesso.
In un’Italia che fatica ancora a sostenere la natalità e a garantire pari opportunità tra madri e padri, questa riforma rappresenta un segnale concreto. Restano da monitorare i tempi di attuazione e la risposta dei datori di lavoro. Ma il principio è ormai tracciato: chi cresce un figlio non può farlo a costo della propria indipendenza economica.