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Pensione con 30 anni di contributi, il Governo conferma: chi può richiederla

Pensione con 30 anni di contributi, il Governo confermaDal Governo arriva finalmente la conferma ufficiale - cinezapping.com

Sarà finalmente possibile richiedere la pensione con soli 30 anni di contributi versati, l’OK ufficiale è arrivato dal governo.

Il panorama pensionistico italiano vive una fase di transizione complessa, con misure confermate e altre abolite, generando incertezza tra lavoratori e disoccupati. La conferma dell’Ape Sociale nel 2026 offre un ponte previdenziale, garantendo ai disoccupati con 30 anni di contributi un’uscita anticipata.

La cancellazione di Opzione Donna e Quota 103 ha ridotto le alternative, lasciando l’Ape Sociale come principale strumento di tutela sociale. Il sistema pensionistico italiano appare frammentato, con regole diverse per categorie specifiche, creando un quadro articolato che richiede attenzione e consapevolezza da parte dei cittadini.

Pensioni con soli 30 anni di contributi, è davvero possibile?

Il governo ha confermato che nel 2026 resterà attiva l’Ape Sociale, la pensione INPS con 30 anni di contributi destinata ai disoccupati. Una misura che si configura come un ponte verso la pensione di vecchiaia, garantendo un’uscita anticipata a chi ha perso il lavoro.

Pensione con 30 anni di contributi, il Governo conferma

Con l’Ape Sociale alcune classi di lavoratori saranno avvantaggiate – cinezapping.com

Molti pensavano che la proroga fosse scontata, altri temevano di aver fatto scelte sbagliate, ma la conferma ufficiale ha sciolto ogni dubbio. Chi oggi percepisce la NASpI e si avvicina ai 63 anni e 5 mesi potrà richiedere l’Ape Sociale nel 2026.

La misura, già nota, si rivolge a diverse categorie, disoccupati, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità, caregiver e addetti a lavori gravosi. Per i primi tre gruppi servono 30 anni di contributi, mentre per chi svolge mansioni gravose il requisito sale a 36 anni.

Dal punto di vista anagrafico, l’età minima richiesta è di 63 anni e 5 mesi, valida per tutte le categorie interessate. L’importo erogato accompagna fino al compimento dei 67 anni di età, quando si potrà accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria.

È importante ricordare che l’Ape Sociale non è una pensione ordinaria, né un sistema sostitutivo. ma una prestazione temporanea con regole precise e vincolanti. Non prevede integrazione al minimo, né tredicesima o reversibilità e non si adegua al tasso di inflazione, è un sussidio crudo per avvantaggiare alcune classi di lavoratori

Sono consentite solo attività lavorative saltuarie, con un tetto massimo di 5.000 euro annui per lavoro autonomo occasionale, niente contratti a lungo termine quindi. L’importo massimo erogabile per questa pensione è quindi di 1.500 euro al mese, senza possibilità di maggiorazioni o perequazioni che si adatti alle necessità del momento

La cancellazione di Opzione Donna e Quota 103 aveva sollevato timori e preoccupazioni tra i contribuenti, ma il mantenimento dell’Ape Sociale appare ormai una scelta inevitabile. Il governo ha voluto preservare una misura di tutela sociale, indispensabile per chi si trova fuori dal lavoro ma non è ancora ufficialmente pensionato.

Per i disoccupati che termineranno la NASpI nel 2026, l’Ape Sociale rappresenta la principale via d’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Un’opportunità che restituisce dignità e sicurezza a chi temeva di dover attendere i 67 anni per la pensione ordinaria.

In conclusione, la conferma dell’Ape Sociale nel 2026 è una buona notizia per migliaia di contribuenti. Un segnale concreto di attenzione verso chi vive una fase di fragilità, ma merita un sostegno reale e immediato.

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