
E' già possibile calcolare la propria pensione - cinezapping.com
Andare in pensione nel 2026 potrebbe essere un traguardo raggiungibile da molti lavoratori che si avvicinano alla giusta età.
Andare in pensione sembra essere sempre più un traguardo lontano e irraggiungibile, quasi astratto, specialmente negli ultimi tempi, per via delle novità al sistema pensionistico. Ma quando ci si avvicina alla soglia del ritiro dal lavoro, ogni cifra diventa reale, concreta e soprattutto determinante per capire come affrontare il futuro.
E per chi pensa di andare in pensione nel 2026, l’INPS ha già fornito indicazioni precise sugli importi che verranno erogati, con qualche possibile novità. Nella maggior parte dei casi, saranno calcolati in base a regole ormai consolidate, ma i recenti sviluppi nell’economia nazionale potrebbero portare cambiamenti positivi.
Le cifre ufficiali per i pensionati
Le modalità per determinare l’assegno previdenziale restano ancora fermamente legate a due principali sistemi di calcolo decisi dallo Stato, quello retributivo e quello contributivo. Il primo, più vantaggioso, è legato alla media degli stipendi percepiti negli ultimi anni, il secondo tiene conto esclusivamente dei contributi versati durante la carriera.

Chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 rientra in un sistema misto, mentre chi ha iniziato dopo è soggetto solo al modulo contributivo. Un differenza fondamentale per chi si avvicina all’età pensionabile e si appresta a ritirarsi dal mondo del lavoro già il prossimo anno, nel 2026.
Nel sistema retributivo, la pensione viene calcolata sulla base di un’aliquota media del 2%, che tiene in considerazione ogni anno di contributi versati. Questo significa che un lavoratore con una retribuzione media di 30.000 euro e 25 anni di contributi, maturerebbe circa 15.000 euro annui lordi.
La soglia massima raggiungibile è l’80% della retribuzione totale, ma solo chi ha 40 anni pieni di contributi a carico può ambire a tale traguardo. La parte contributiva, invece, segue un meccanismo più tecnico ma fondamentale, i contributi versati vengono accumulati, rivalutati annualmente e poi trasformati nella pensione finale.
Applicando un coefficiente che varia in base all’età al momento del pensionamento, perciò più si ritarda l’uscita dal lavoro, maggiore sarà l’importo annuale. A 67 anni, ad esempio, il coefficiente sarà del 5,608%, che significa 5.608 euro l’anno per ogni 100.000 euro di montante contributivo accumulato.
Nel 2026, i coefficienti saranno identici a quelli del 2025 e questo consente di fare stime affidabili già da ora, con largo anticipo. Con un montante di 200.000 euro e un ritiro a 67 anni, il futuro pensionato otterrà così circa 11.216 euro lordi l’anno.