La Tari rimane una delle tasse più discusse dai contribuenti italiani, ma esiste finalmente un modo completamente legale per non pagarla.
Gestire una proprietà comporta responsabilità che vanno oltre la semplice manutenzione, coinvolgendo aspetti fiscali, normativi e organizzativi spesso poco conosciuti ma fondamentali. Ogni immobile ha un impatto economico che si riflette sulle scelte quotidiane, influenzando bilanci familiari e decisioni legate all’uso e alla destinazione.
Le tasse locali rappresentano una voce importante e comprenderne il funzionamento aiuta a evitare errori, sanzioni e spese non dovute nel lungo periodo. Quando si possiede più di una casa, è essenziale conoscere le regole che disciplinano i tributi, soprattutto se l’immobile non è abitato stabilmente.
Addio TARI sulla seconda casa
La Tari è la tassa sui rifiuti urbani e si applica a chiunque possieda o detenga locali suscettibili di produrre rifiuti, anche se non utilizzati. Tuttavia, la legge consente ai Comuni di prevedere riduzioni o esenzioni per le seconde case vuote, inagibili o usate solo stagionalmente.

Bisogna tenere in conto diversi fattori – cinezapping.com
Per ottenere l’esonero, l’immobile deve risultare effettivamente non abitato, privo di utenze attive e, in alcuni casi, anche di arredi. Alcuni Comuni richiedono una certificazione tecnica o un’autocertificazione che attesti l’inagibilità o l’assenza di condizioni minime di utilizzo.
Se la casa è affittata con contratto regolare, la Tari spetta all’inquilino, tranne nei casi di locazioni brevi inferiori a 30 giorni annui. Quando l’immobile è usato solo per brevi periodi, il proprietario può richiedere una riduzione proporzionale alla durata effettiva dell’occupazione.
Una sentenza della Commissione Tributaria di Massa Carrara ha stabilito che non si può applicare la stessa Tari di un residente a chi usa poco la casa. In questi casi, la riduzione può arrivare fino al 30 per cento della quota variabile, in base ai mesi di reale utilizzo dell’immobile.
Altre agevolazioni sono previste se il servizio di raccolta rifiuti non è stato erogato regolarmente o se l’immobile si trova in zone isolate. In assenza di cassonetti o con distanze elevate dai punti di raccolta, lo sconto può arrivare fino al 60 per cento della tariffa.
Se il servizio è stato sospeso per un periodo prolungato, la riduzione può raggiungere l’80 per cento, ma spetta al contribuente dimostrarlo. La Corte di Cassazione ha chiarito che la prova della mancata erogazione del servizio è a carico del cittadino che richiede lo sconto.
Dal 2026 sarà attivo un bonus sociale rifiuti, con sconto del 25 per cento sulla Tari per famiglie con ISEE sotto i 9.530 euro. Per i nuclei numerosi con almeno quattro figli, la soglia sale a 20.000 euro e lo sconto sarà applicato automaticamente tramite i dati INPS.
Il bonus si aggiunge inoltre a quelli già esistenti su luce, gas e acqua, offrendo un ulteriore sostegno alle famiglie in difficoltà economica. Per vedere lo sconto sarà però necessario aspettare la Tari dell’anno successivo rispetto a quello in cui si è presentato l’ISEE.
Conoscere queste regole permette di risparmiare e di gestire in modo più consapevole le spese legate alla proprietà di una seconda casa. Ogni Comune può applicare criteri diversi, quindi è sempre utile consultare il regolamento locale per verificare le agevolazioni disponibili.

La TARI non è più obbligatoria - cinezapping.com








