Occhio ai messaggi sospetti: se te ne arriva uno del genere, non cliccarci per aprirlo. Potresti ritrovarti al verde in un attimo
C’è stato un tempo in cui le truffe si riconoscevano a colpo d’occhio: errori grammaticali grossolani, promesse assurde di vincite milionarie, o email firmate da improbabili mittenti. Oggi, però, il panorama è completamente cambiato. I truffatori si sono evoluti, imparando a replicare con precisione loghi, grafica e toni istituzionali di banche, poste e perfino enti pubblici.
Così, quel messaggio che arriva sullo smartphone o via mail, con tanto di mittente credibile e linguaggio impeccabile, sembra del tutto autentico. Ed è proprio lì che inizia la trappola.
Un clic può bastare per spalancare la porta ai cybercriminali, che con pochi passaggi riescono a svuotare un conto corrente o carpire dati sensibili. Molti, in buona fede, si fidano: un link che invita ad aggiornare i propri dati, una finta notifica di pagamento, un avviso urgente della banca che invita a verificare un’anomalia. Tutto studiato per colpire nei momenti di distrazione, facendo leva su paura e fretta.
Gli esperti di sicurezza informatica sono chiari. Questo tipo di messaggi non va mai aperto, non si deve mai rispondere, tantomeno cliccare. È la prudenza la prima vera difesa. In particolar modo, l’ultima trovata è un messaggio che, se viene aperto, può svuotare i nostri conti nell’arco di pochissimo tempo.
L’ultima trovata dei truffatori: ecco il messaggio che non devi mai aprire per evitare di farti prosciugare il conto
Negli ultimi mesi Milano è diventata teatro di un inganno tanto sofisticato quanto inquietante. Centinaia di cittadini si sono rivolti alla Questura dopo essere stati contattati da presunti agenti della Polizia Postale.

Ti è arrivato questo messaggio? Non aprirlo-cinezapping.com
La trappola, architettata con estrema precisione, aveva un dettaglio capace di ingannare anche i più attenti: sullo schermo del cellulare compariva davvero il numero ufficiale della Polizia, lo 0243333011. Un effetto scenico perfetto, reso possibile da una tecnica chiamata spoofing, che consente ai truffatori di mascherare la propria identità telefonica per sembrare chi non sono.
La dinamica era sempre la stessa: voce ferma, tono rassicurante e una storia tanto plausibile quanto falsa. “Il suo conto è stato violato, dobbiamo intervenire subito”, dicevano. Da lì partiva il tentativo di estorcere dati personali, codici bancari o, peggio, convincere la vittima a effettuare un bonifico “per mettere i soldi al sicuro”. Una messinscena costruita per sfruttare il panico del momento e la fiducia istintiva verso l’autorità.
In parallelo, molti hanno ricevuto anche SMS con l’intestazione della propria banca, segnalando “movimenti sospetti” o “prelievi non autorizzati”. Tutto falso, naturalmente: un clic su quei link bastava per aprire la porta ai truffatori. La Polizia Postale ha ribadito un concetto chiave: non chiede mai denaro, non invia link, non telefona per gestire operazioni bancarie.

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