
WhatsApp diventa a pagamento - cinezapping.com
WhatsApp introduce spot pubblicitari e canali a pagamento: cosa cambia per gli utenti, come funzionano le nuove funzioni e quali sono le implicazioni per privacy e business.
Dopo anni di utilizzo gratuito e privo di contenuti promozionali, WhatsApp cambia rotta. L’app di messaggistica, oggi usata da oltre 3 miliardi di persone nel mondo, apre a un modello incentrato sulla monetizzazione diretta. L’annuncio arriva da Meta, che ha illustrato i primi dettagli di una transizione destinata a trasformare WhatsApp in una piattaforma ibrida, dove comunicazione, pubblicità e contenuti premium convivono.
Annunci negli aggiornamenti e canali a pagamento
La prima novità riguarda l’inserimento di pubblicità all’interno della sezione “Aggiornamenti” – la stessa che ospita gli “stati”. Gli spot non compariranno nelle chat, né nei messaggi privati o nei gruppi, che resteranno protetti dalla crittografia end-to-end. Gli annunci, invece, saranno visibili solo nei contenuti pubblici, in un’area separata dalle conversazioni personali.

Meta ha chiarito che i parametri per il targeting includeranno elementi come lingua, città, Paese e interazioni precedenti, ma non verranno utilizzati dati sensibili come i contenuti delle chat o i numeri di telefono. Questo non ha impedito il sorgere di preoccupazioni, soprattutto per il rischio di una profilazione indiretta, che – pur aggirando i contenuti personali – si basa comunque su dati comportamentali.
La seconda novità riguarda l’arrivo dei canali a pagamento. I gestori potranno attivare abbonamenti mensili per offrire contenuti esclusivi, mentre quelli gratuiti resteranno accessibili a tutti. Gli amministratori avranno anche la possibilità di promuovere i propri canali, aumentando la visibilità sulla piattaforma. Meta applicherà una commissione del 10% sugli importi raccolti tramite gli abbonamenti.
L’obiettivo è duplice: da un lato diversificare le entrate economiche dell’azienda, dall’altro valorizzare i contenuti di qualità attraverso un sistema che incentiva la fidelizzazione.
Tra investitori ottimisti e dubbi sulla privacy
L’annuncio ha subito avuto un riflesso positivo in Borsa: il titolo Meta ha guadagnato il 2,6% nelle ore successive alla presentazione. Secondo le stime di Evercore ISI, il nuovo modello potrebbe generare fino a 10 miliardi di dollari annui in ricavi pubblicitari entro il 2028.
Non mancano però le voci critiche. L’Electronic Frontier Foundation ha espresso perplessità sull’uso dei dati e sul rischio di un sistema che mette l’utente davanti a una scelta forzata: accettare la pubblicità o pagare per non vederla. Il giurista Max Schrems, noto per le sue battaglie legali in materia di privacy, ha definito la mossa un “modello coercitivo” che potrebbe confliggere con i regolamenti europei sulla protezione dei dati.
Il timore principale riguarda la possibile erosione della fiducia costruita negli anni da WhatsApp proprio sulla promessa di messaggi privati, sicuri, senza interferenze. Una volta inserita la pubblicità, anche se confinata in sezioni separate, il rischio è che si crei una frattura tra utenti e piattaforma, difficile da ricomporre.
Meta guarda al modello delle super app asiatiche, in particolare a WeChat, che da anni integra comunicazione, informazione, commercio elettronico e servizi a pagamento. WhatsApp potrebbe evolvere in una piattaforma multifunzionale, capace di offrire esperienze diversificate all’interno di un unico ambiente digitale.
Il rilascio sarà graduale, con un primo rollout negli Stati Uniti e una successiva espansione a livello globale. La sfida, per Meta, sarà trovare un equilibrio tra esigenze commerciali e tutela della privacy, senza snaturare l’essenza di WhatsApp. Una mossa che, nel bene o nel male, potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per le app di messaggistica.