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Published on Maggio 16th, 2011 | by alessandro ludovisi

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The Artist: il film di Michel Hazanavicius strega il festival di Cannes

Tredici minuti di applausi. Una vera e propria ovazione al Festival di Cannes per “The Artist” del   francese Michel Hazanavicius che solo all’ultimo momento è stato inserito nella “gara” . Proprio il regista francese ha commentato così la gioia per l’ingresso del suo film a Cannes:

All’ultimo ci hanno detto che eravamo stati promossi, da evento speciale al concorso. Se prima eravamo contenti, ora siamo ancora più orgogliosi. Fuori gara è come ballare un lento con tua sorella». Un film «da festival»? Mica tanto. «Il destino commerciale del film sarà fantastico.

“The Artist” racconta la storia del divo del cinema George Valentine (interpretato da Jean Dujardin) baffetto e capello brillantinato  e di Peppy Miller (Bérénice Béjo) la sua compagna di viaggio.

cannes 2011 TArtist

Siamo nella Hollywood degli anni trenta dove si fa strada un nuovo tipo di cinema segnato dal “sonoro” , dalla voce che subentra alla mimica. Sarà la fine dell’epoca di Valentine e l’inizio dell’ascesa della Miller.

La peculiarità di questo film risiede sicuramente nello stile di regia di Hazanavicius: “The Artist” è stato girato in bianco e nero, muto, pieno di citazioni e rimandi alla vecchia industria cinematografica hollywoodiana. Si tratta di una vera e propria scommessa, anzi, parliamo di un vero atto di “coraggio”. In piena epoca 3D il regista francese fa un passo indietro. Azzera tutto. Niente colori, immagini rigorosamente in bianco e nero (anche se questa non è una novità vedi Rusty il Selvaggio) e assenza di dialoghi. A giudicare dalla risposta della platea di Cannes possiamo dire che la novità è stata accolta con entusiasmo. Certo, almeno all’inizio possiamo immaginare la sorpresa e il disorientamento del pubblico causato dalla assenza di dialoghi ma è una impasse fugace con via d’uscita: chiudete gli occhi e tornerete al cinema di una volta. Quello capace di far sognare, anche senza effetti speciali. A pensarci bene però, in questo caso, un effetto speciale c’è: “la mano” di Michel Hazanavicius.

 

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