Recensioni i soliti idioti francesco mandelli fabrizio biggio foto dal film 4 mid

Published on Novembre 7th, 2011 | by sally

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I soliti idioti: la recensione

I soliti idioti: la recensione sally
Voto CineZapping

Summary:

2

Film Pessimo


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Dopo qualche mese di attesa, “I soliti idioti” sono arrivati anche in versione cinematografica. Gli incassi sono promettenti, le sale piene e gli italiani dimostrano ancora una volta, proprio come hanno fatto l’anno scorso con “Benvenuti al Sud” e “Che bella giornata” (come per il film di Zalone, c’è Pietro Valsecchi alla produzione), di voler premiare la risata facile, non importa se volgare oppure no, ma al cinepanettone iniziano a tremare le gambe. Diretto da Enrico Lando, “I soliti idioti” è sceneggiato da Martino Ferro e dai due protagonisti, Francesco Mandelli e Fabrizio  Biggio, che per l’occasione hanno tirato fuori alcuni dei personaggi più noti ma ne hanno lasciati a casa molti altri, dando la priorità a Father & Son, Ruggero e Gianluca, di certo i più riusciti tra tutti.

I soliti idioti Il film 288

I soliti idioti – locandina

 

La trama

Gianluca deve sposarsi, ma il padre, Ruggero, spera che ciò non accada e fa di tutto per concretizzare il suo desiderio. Padre e figlio sono agli antipodi: Gianluca è posato, ingenuo, ama parlare al contrario e allevare bruchi, suo padre invece è l’icona dell’eccesso, da quello di tipo verbale allo stile di vita. Prostitute, droga e tante, tante parolacce. Proprio per evitare che Gianluca sposi la donna della sua vita, Ruggero decide di intraprendere un viaggio verso Roma che allontani il figlio da Milano proprio il giorno delle sue nozze, confessandogli una malattia inesistente. Durante questo viaggio, Gianluca scoprirà una serie di cose e, soprattutto, vivrà delle esperienze al limite dell’assurdo. Intorno ai personaggi di Gianluca e Ruggero, ruotano poi Fabio e Fabio con la loro ostentatissima omosessualità; Gisella e Sebastiano, una donna che fa perdere la pazienza ed un uomo frustrato e poco metal; Gianpiero e Marialuce, le loro battute ignoranti e razziste ed anche i due russi che regalano brevi siparieti di “Da?” e “Da!”, con l’aggiunta, in tutto questo, di un’esplosiva Madalina Ghenea, testimonial di Smutandissimi.

Dagli sketch al grande schermo

Come molti altri artisti prima di loro, Mandelli e Biggio non hanno saputo resistere al fascino del grande schermo. Parafrasando il titolo di un celeberrimo film, “I soliti idioti” ha visto la luce su MTV. Dapprima fenomeno di nicchia, si è successivamente diffuso in maniera quasi maniacale, tanto che ormai è praticamente impossibile non sentire pronunciare almeno una delle battute di qualcuno dei personaggi. Ed anche se non c’erano tutti, quelli che hanno riscosso maggiori consensi sono stati proprio Ruggero e Gianluca, nel loro contorto rapporto padre-figlio, con l’orribile Ruggero intento a dominare, a modo suo, il sottomesso Gianluca, che non riesce a trovare nel padre nemmeno un segno minimo di comprensione.

i soliti idioti francesco mandelli fabrizio biggio foto dal film 4 mid

I soliti idioti

 

E gli italiani se la ridono…

Sono state davvero molte le risate in sala. Per far scoppiare la risata al pubblico italiano basta davvero poco e più si scende in basso, più il risultato è positivo. Tra parolacce e volgarità, che anche negli sketch televisivi si sprecano, però, Mandelli e Biggio ci raccontano un’Italia che non è poi tanto immaginaria nè presentata sottoforma di caricatura. E forse il pubblico ride perché si rispecchia, o trova delle somiglianze con la realtà che gli appartiene. Chissà se ride amaramente, per dimenticare, o di gusto, senza comprendere a pieno quel che ha intorno. Perché ne “I soliti idioti” sono gli stessi personaggi a lanciare frecciatine non di poco conto, sulla società in cui viviamo. Sarà proprio perché gli italiani la prendono come una barzelletta, anche al di fuori della sala del cinema, che in questo Paese non cambieranno mai le cose? Mistero.

Conclusioni

I soliti idioti” è, sostanzialmente, una raccolta di sketch che però questa volta presta maggiore attenzione a padre e figlio, partendo da un filo conduttore predominante. Si ride, sì, ma non convinciamoci che sia questo il cinema italiano, per carità.

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