Recensioni Un giorno della vita

Published on Gennaio 10th, 2011 | by sally

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Un giorno della vita: recensione in anteprima

Un giorno della vita: recensione in anteprima sally
Voto CineZapping

Summary: La brutta copia di "Nuovo cinema paradiso". Piacevole, ma senza esagerare.

3

Buon Film


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Un giorno della vita” arriverà nelle sale il prossimo 14 gennaio, molto probabilmente passando inosservato pur meritando almeno un minimo d’attenzione da parte del pubblico. Diretto da Giuseppe Papasso, il film vede tra gli interpreti anche Maria Grazia Cucinotta, ancora una volta nel ruolo della donna del Sud, madre sottomessa dal marito e intenta a difendere i figli. Tra gli altri troviamo Alessandro Haber, Pascal Zullino, Ernesto Mahieux, Mia Benedetta, Domenico Fortunato, Daniele Russo, Nando Irene, Massimo Sorrentino, Matteo Basso, Francesca D’Amico. Siamo nella Basilicata del 1964 e Salvatore ha dodici anni ed una passione irrefrenabile per il cinema. All’epoca però il cinema è una cosa che non tutti possono permettersi e il piccolo Salvatore è limitato da una madre vissuta sempre in piena sottomissione rispetto al marito, e da un padre comunista, capace di guardare soltanto alla sua causa. Il papà, infatti, obbliga Salvatore a leggere libri che parlano di cose incomprensibili, di spettri e di lotte di classe, mentre il bambino in testa ha solamente il cinema ed ogni volta ruba qualche soldo ed insieme agli amici scappa in bicicletta nel paese più vicino, per guardare sullo schermo gigante le meraviglie in arrivo dall’America. Maciste, Charlie Chaplin e poi arriva lo scandalo de “La dolce vita”. Salvatore diviene sempre più avido, mentre nel frattempo il padre ed il partito sono in pieno lutto per la morte del compagno Palmiro Togliatti, e stanno organizzando il loro viaggio verso Roma. La tentazione di un proiettore venduto a 150 mila lire è davvero irresistibile per Salvatore che, ormai tesserato al partito, decide di rubare i soldi accumulati per il viaggio verso Roma. La colpa si riverserà su un altro membro del partito mentre per Salvatore nessuno nutrirà sospetti, nemmeno il parroco del Paese, che riceve in dono il proiettore per dare vita al primo cinematografo del paese. Ovviamente la verità, prima o poi, viene a galla e Salvatore finisce dritto in riformatorio.

Un giorno della vita

Un giorno della vita

Spudoratamente ispirato a “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, “Un giorno della vita” è una pellicola tenera, che si contraddistingue per la sua semplicità estrema. Senza troppi fronzoli e senza grandi battute, il film scorre piacevolmente, forse rallentando a tratti, ma non dispiace. Papasso ci parla di un’Italia alle prese con il sogno comunista, l’avvento del cinema rimane un elemento centrale a sottolineare l’importanza e l’impatto che ha avuto sulla cultura della seconda metà del Novecento, e non solo in Italia. Si parte dal gigante Maciste, capace di stupire il pubblico spezzando infrangibili catene, per passare a Marcello Mastroianni ne “La dolce vita” di Federico Fellini, pellicola che diventò il simbolo dell’epoca, ma che al contempo allora fece scandalo per il troppo erotismo, che oggi non stupirebbe davvero più nessuno. Il riferimento a Tornatore ritorna anche nel momento in cui viene sottolineato l’aspetto maschilista della società gretta e arretrata del Sud e del ruolo della donna. Il padre di Salvatore dice alla moglie che lei non può capire i libri che fa leggere al figlio, semplicemente perché è una femmina, tanto per rendere il concetto. In un paesino così piccolo come quello in cui vive il bambino, però, c’è anche una donna che viene vista malamente da tutti gli abitanti, perché sposata con un uomo assente e amante di un giovane adepto del partito. Il richiamo alla Monica Bellucci di “Malena” è più che evidente. La Basilicata, invece, è una sorta di omaggio a Gabriele Salvatores e al suo “Io non ho paura“, come ha dichiarato lo stesso regista. Il paesaggio quasi desertico del Sud che non ha nulla da offrire e in cui tutti, preti e comunisti, grandi e piccoli, si affaccendano pur di creare qualcosa. Il sogno della riscossa comunista, il contrasto con la Chiesa e i soldi che non sono mai abbastanza, il cinema che è un lusso che non possono permettersi e le risate infinite suscitate dai film muti in bianco e nero di Charlie Chaplin che incredibilmente, ancora oggi e nonostante tutto, riescono a fare ridere pure noi, resi aridi dalla presenza dell’eccesso. “Un giorno della vita” è una storia semplice in cui gli interpreti  non sono tutti grandi attori e nemmeno eccellenti, una storia sicuramente non troppo originale, ricca di riferimenti fin troppo espliciti, ma non per questo considerata come un film da scartare a priori. Sufficientemente piacevole, e nulla più.

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