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Published on Aprile 13th, 2012 | by F. Fortuna

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Recensioni cult: Toro Scatenato

Recensioni cult: Toro Scatenato F. Fortuna
Voto CineZapping

Summary:

3.75

Film Grandioso


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Il culto di “Raging Bull” inizia dalla sequenza titoli, famossissima, ideata dal geniale designer Saul Bass che per Scorsese lavorerà anche ai titoli di “Casinò” e “Goodfellas“. Come in tutti i film di Martin Scorsese, anche in “Toro Scatenato” (1980) si vedono stralci di vita e cultura statunitense, soprattutto newyorkese. Come direbbe Christian Metz, anche se in riferimento ad altro, si possono trovare degli “istanti di verità” nei lavori di questo storico regista italo americano che si dimostra un grande osservatore e uno storico della città, non è un caso infatti che la maggior parte delle sue pellicole siano ambientate a New York, per altro in diverse epoche: lo spettatore può godere del cambiamento urbano in tutte le sue forme. Nelle opere di Scorsese si sente davvero il respiro della città. Non è un caso dunque che l’autore si sia interessato alla storia del pugile Jake La Motta, italo americano del Bronx.

Scorsese sceglie la materia che meglio conosce e la racconta al suo pubblico con tutta l’autenticità di cineasta che gli è propria. La vita e la carriera del pugile Jake La Motta (Robert De Niro) sono state piuttosto travagliate. Suo fratello Joey (Joe Pesci) era anche il suo manager ma i rapporti non erano buoni, o meglio lo erano all’inizio. Tra i due fratelli le cose si sono complicate quando Jake sposa la bella Vickie (Cathy Moriarty) che piaceva molto anche a Joey. Lungo la durata del film, Scorsese ci racconta la carriera del pugile, dagli inizi alla vittoria del mondiale, ma anche tante altre cose. Attraverso le scene e i dialoghi, anche il più piccolo dettaglio, dice motlo sulle abitudini e sul pensiero della società newyorkese dell’epoca (in questo caso il ventennio che va dal 1940 al 1960). La carriera poi viene interrotta nel ’54 e vediamo la vita che La Motta ha scelto di intraprendere, tra insoddisfazione e solitudine.

jake la motta

Il Toro del Bronx, Jake La Motta

Sulla regia di Martin Scorsese si è scritto molto, meglio limitarsi a parlarne in relazione a questo film: la macchina da presa inquadra i particolari, si avvicina ai corpi, stringe sui volti, viaggia per le strade e per i corridoi delle palazzine; il movimento sembra essere la cifra stilistica di “Toro scatenato“. Martin Scorsese è un importante regista che conosce lo stile classico in tutte le sue forme ma che propriamente classico non si può definire. Se le regole del cinema classico ai tempi della nascita del sonoro volevano che l’autorialità fosse azzerata e che tutti i registi si conformassero ad un determinato tipo di linguaggio, Scorsese ha sempre inserito nell’impianto classico un suo stile, un suo personale uso dei movimenti di macchina e del montaggio; ha impresso nei film la sua impronta. Qualche sporadico indice di modernità si trova nelle pellicole di Scorsese, c’è l’intenzione di affermare una propria autorialità ma di fatto i film che rimangono classici e da botteghino. Riconosciamo come tema del film il brano “Over the rainbow” di Arlen e Harburg. Questo brano fa indubbiamente riferimento alla destinazione che La Motta vuole raggiungere, alla lunga strada che deve percorrere per arrivare “oltre l’arcobaleno”, conquistare il successo e diventare campione del mondo. Ci riesce per altro ma sappiamo che le cose non andranno così; Jake non riuscirà mai a raggiungere quel luogo oltre l’arcobaleno, perderà la strada e non tenterà mai più di ritrovarla.

incontro

Jake La Motta vince sul ring

Sembra quasi superfluo commentare l’interpretazione di De Niro che come sempre si cuce addosso il personaggio e gli impone la sua fisicità e la sua gestualità. Il risultato è indubbiamente interessante, anche se il “vero” Jake La Motta intenta una causa contro la produzione. Ma si sa, questo è cinema, romanzare porta anche a qualche dissidio con la realtà cui ci si è ispirati. Lo stesso discorso vale per Joe Pesci, tende a proporre personaggi che hanno caratteristiche comuni. Del resto, De Niro e Pesci sono due attori feticci di Scorsese, “fanno parte della sua famiglia” come ama dire il regista. Non sempre però, le cose possono essere fatte in famiglia.

Toro Scatenato non è quindi un film sul pugilato, è anche la storia di un uomo e del suo tormentato rapporto con il fratello, con le sue due mogli, con sè stesso. In conclusione è doveroso ricordare la bellissima sequenza che mostra il susseguirsi delle vittorie di La Motta negli anni ’40, intervallate da filmati resi in modo da sembrare amatoriali: vediamo i matrimoni di Jake e di Joey, i loro figli, scene della loro vita personale; tutto questo ci viene mostrato a colori. Il dato interessante è il sottofondo musicale: una leggera musica fatta di archi ci suggerisce che l’idillio e il successo che vediamo sono destinati a finire.

Voto:

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